di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
Il 2 giugno, in concomitanza con la festa della Repubblica, si temeva una sonora “bocciatura” da parte della Commissione europea, che doveva pronunciarsi anche sulla richiesta di deroga al pareggio di bilancio strutturale, già benevolmente autorizzata dal Parlamento italiano.
Se una vera e propria bocciatura non c’è stata, per rimanere nel gergo scolastico, l’Italia è stata rimandata in più materie. E’ quanto emerge dalla lettura delle raccomandazioni della Commissione, che invitano il nostro Governo a “rafforzare le misure di bilancio per il 2014 alla luce dell’emergere di uno scarto rispetto ai requisiti del patto di stabilità e crescita, in particolare alla regola della riduzione del debito, stando alle previsioni di primavera 2014 della Commissione”.
Le prime avvisaglie si erano avute il 5 marzo 2014 con l’esame approfondito che aveva portato a classificare per la prima volta l’Italia come affetta da squilibri macroeconomici eccessivi, a causa della perdita di competitività e del livello elevato di debito pubblico, entrambi ascrivibili alla bassa produttività e alla mancata crescita dell’economia.
Giunta alla scadenza naturale del proprio mandato, la Commissione europea non poteva certo spingersi oltre, ma traspare in più parti lo scetticismo rispetto al programma di riforme che il Governo italiano ha promesso di realizzare.
Anche la Corte dei Conti nel Rapporto 2014 sul Coordinamento della finanza pubblica non nasconde le difficoltà attuali laddove intravede “un percorso particolarmente stringente, che può rivelarsi di non facile realizzabilità e che, tuttavia, l’elevato peso del debito pubblico e la vulnerabilità che ne deriva, rende ancora più difficile e urgente”. Un sentiero programmatico, quello previsto dal Documento di economia e finanza, costellato di consistenti avanzi primari che – secondo la magistratura contabile – “prevede il conseguimento, nel 2018, di un attivo di bilancio, un risultato che l’Italia non realizza dal lontano 1925 … Per la politica di bilancio italiana, una vera e propria rivoluzione”.
A preoccupare maggiormente sembra però essere ancora il Pil, soprattutto alla luce delle ultime previsioni dell’Istat evocativamente intitolate “Aspettando la ripresa”.
Se nel Def si è parlato di un aumento del Pil a prezzi costanti di +0,8% e la Commissione nelle stime di primavera non va oltre il +0,6%, l’Istituto nazionale di statistica, come si può desumere dall’andamento grafico, prevede per il 2014 una crescita di appena lo 0,1%, con una oscillazione tra uno scenario pessimistico di -0,2% e uno più ottimistico di 0,3-0,4%. Una vera doccia fredda che fa intravedere ancora più fioca la luce in fondo al tunnel.
E mentre il ministro Padoan continua a sostenere che l’Italia ha svolto con diligenza i compiti a casa, tutto lascia presagire che la restituzione dei debiti alle imprese e il bonus fiscale da 80 euro, finanziato con coperture tutt’altro che strutturali, avranno un effetto molto blando sul rilancio dell’economia e che entro la fine dell’anno, come peraltro richiesto dalla Commissione europea, si dovrà intervenire con una nuova manovra correttiva dei conti pubblici.