Manovra correttiva, sarà di 100 mila euro la stangata per i lavoratori della Ricerca

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

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Il conto presentato dal Governo ai lavoratori pubblici con la manovra correttiva (D.L. 78) è particolarmente salato.Il blocco degli stipendi dal 2011 al 2013  provocherà una perdita di potere d’acquisto di notevoli dimensioni. Ma a quanto ammonta il costo totale per i lavoratori della ricerca? Proviamo a fare due calcoli.

Nel prossimo triennio, secondo le recenti stime Isae, i prezzi al netto delle importazioni dei prodotti energetici, cresceranno del 5,6%.

Per un lavoratore che oggi ha 45 anni e uno stipendio netto mensile di 2000 euro, il blocco degli stipendi dal 2011 al 2013 costerà 27.200 euro di mancato aumento nell’arco della vita lavorativa. Considerando poi un tasso di sostituzione della prestazione pensionistica pari al 70% dello stipendio ed una durata di vita residua di ulteriori 15 anni, la perdita sulla pensione sarà di ulteriori 15.300 euro. Ma non è tutto.

I lavoratori che erano già in servizio prima del 2001 si vedranno trasformata l’indennità di buonuscita nel meno remunerativo Tfr. Un intervento poco giustificabile dal punto di vista dell’urgenza, visto che porterà benefici alle esangui casse dello Stato per soli 8 milioni nel 2011-2013, ma che rappresenta la cancellazione di un diritto acquisito che nessun “difensore dei lavoratori” di stampo confederale si è sognato di contestare.

Un balzello pesante caricato sulle spalle di pochi. Ad esempio, un ricercatore assunto nel 1990 che giunge al I livello nel 2016, il passaggio al Tfr pro rata a partire dal 2011 – nell’ipotesi di un tasso di inflazione medio annuo del 2% – provoca una diminuzione di 60.000 euro lordi sulla liquidazione. Ma a qualcuno può andare ancora peggio.

Le sorprese della manovra correttiva non finiscono qui. Ai lavoratori dei ruoli tecnici e amministrativi sarà congelato il salario accessorio, mentre i ricercatori e i tecnologi non vedranno i benefici economici per i passaggi di fascia previsti dal contratto (il cui importo medio è di circa 300 euro lordi mensili).

Una norma, quest’ultima, particolarmente iniqua, in quanto graverà in misura differente a seconda della data in cui il singolo lavoratore maturerà l’anzianità richiesta per la progressione di fascia. Se non interverranno modifiche in sede di conversione del decreto, un lavoratore della ricerca,  cumulando le diverse penalizzazioni, può arrivare a rimetterci di tasca propria quasi 100 mila euro netti.

Mentre gli “intoccabili” e gli evasori fiscali potranno continuare a vivere beatamente nel nostro Bel Paese.

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