In pochi rimpiangeranno il Governo Monti

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

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Subito dopo aver festeggiato il primo compleanno del suo Governo e solo un mese prima della sua scadenza naturale, Mario Monti è stato costretto ad annunciare le dimissioni a seguito della sfiducia del Pdl.

Se é stato acclamato da tutti come il salvatore della Patria per aver ridato stabilità finanziaria ad un Italia sull’orlo del baratro – e non ci voleva molto visti i danni causati da Berlusconi & co. – con il tempo il Professore sarà ricordato non per aver ridato dignità agli italiani, ma piuttosto per averli spolpati più di quanto il Cavaliere non avesse voluto o potuto fare.

I numeri impietosi sono sotto gli occhi di tutti, così come il bilancio fallimentare di un governo dei “tecnici”, che si è dimostrato assai poco preparato a rispondere alle esigenze del Paese.

Il 4 dicembre di un anno fa, fu varato il pacchetto di misure “SalvaItalia” per assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità. Dopo più di un mese fu la volta di “CresciItalia” e questa estate è toccato alla “Spending Review”.

Ma nonostante i sacrifici a raffica richiesti con manovre finanziarie dai nomi tanto altisonanti quanto fuorvianti, il debito pubblico non accenna a diminuire, anzi è aumentato di quasi 100 miliardi da quando il Professore guida l’Italia, avvicinandosi pericolosamente all’asticella dei 2.000 miliardi di euro.

La spesa per interessi è passata da 78 miliardi di euro del 2011 a 86 miliardi previsti per il 2012 (ammesso che bastino) e si proietta verso i 100 miliardi l’anno nel 2015.

I sacrifici richiesti alle famiglie, che hanno visto pesantemente ridursi sia il potere d’acquisto che i loro risparmi, sono quindi vani, in quanto siamo di fronte ad un trasferimento forzoso della ricchezza privata e pubblica (con le annunciate vendite patrimoniali) nelle mani di investitori e speculatori finanziari.

Il Governo dei tecnici, con le sue manovre recessive, ha sprofondato l’Italia in una crisi dalla quale sarà difficile riemergere. Nel Documento di Economia e Finanza di aprile scorso è stata prevista una caduta del Pil all’1,2%, ma nell’aggiornamento di settembre si era già passati al 2,4% – con un errore del 100% – e chissà quale sarà il dato definitivo. Le prime previsioni per il 2013 non si annunciano rosee, mentre continuano a calare i consumi interni e a crescere la disoccupazione.

Il Professore avrebbe potuto spendere la sua credibilità internazionale per ridurre o eliminare la dipendenza dallo spread, limitare il potere delle agenzie di rating, affrancando i destini del Paese dall’ansia dei mercati mossi da speculatori senza scrupoli, e spingere affinché l’Europa facesse fronte comune nella lotta ai paradisi fiscali. Ma non lo ha fatto, preferendo invece la via più semplice di aumentare le tasse ai ceti medi e tagliare i servizi sociali per tutti.

Non sono in pochi a ritenere che la riduzione effimera dello spread sia dovuta alle decisioni prese dalla Bce, presieduta da Draghi, piuttosto che all’azione di governo.

In un anno, il Governo Monti non ha saputo realizzare né la stabilità finanziaria, come dimostra l’andamento dei mercati in queste ore, né l’equità, né tantomeno la crescita.

Solo gli ingenui e/o chi condivide gli interessi degli speculatori finanziari potranno rimpiangerlo.

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