I sacrifici inutili di enti e dipendenti per contenere la spesa pubblica

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

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La circolare della Ragioneria Generale dello Stato n. 2 del 5 febbraio 2013 ricorda a enti e organismi pubblici le norme per il contenimento della spesa da inserire nei bilanci di previsione.

La spending review della scorsa estate, che fu una vera e propria manovra correttiva e la recente Legge di stabilità (ex Finanziaria) hanno ulteriormente ristretto i margini di azione per le amministrazioni pubbliche che, nel redigere i propri bilanci, devono tenere conto di una serie di vincoli introdotti per ridurre e razionalizzare la spesa pubblica.

Nel vademecum della Ragioneria, diffuso peraltro ad anno contabile già iniziato, sono descritte le regole di comportamento per le decisioni di spesa relative agli organismi collegiali e non; gli incarichi; le missioni; l’acquisto di mobili e arredi; le autovetture; i buoni pasto; i consumi intermedi; le società e casse di previdenza privatizzate; l’acquisto di beni e servizi; le spese per consulenze informatiche; le locazioni; l’acquisto, la vendita e la manutenzione di immobili pubblici.

Un capitolo a parte è dedicato alle spese per il personale, dove si rammenta che il “ricambio del turn-over” (sic!) negli anni 2012-2014 potrà avvenire in misura non superiore al 20%, inclusi gli eventuali trattenimenti in servizio, purché le retribuzioni non assorbano più dell’80% delle entrate correnti complessive dell’ente.

Per il personale a tempo determinato, la legge di stabilità 2013 consente di prorogare al 31 luglio 2013 i contratti in essere al 30 novembre 2012 che superano il limite dei trentasei mesi e prevede una riserva parziale di posti del 40 per cento nelle procedure di reclutamento. Ben poca cosa per fronteggiare la piaga del precariato, che è particolarmente presente negli enti di ricerca.

Si tratta di una serie di norme messe insieme nell’ultima legislatura e volte a raschiare il fondo del barile dei bilanci degli enti, senza però agire con incisività sulle inefficienze della pubblica amministrazione e sugli annosi problemi che la affliggono, in primo luogo, quello dell’uso improprio di risorse umane.

Nulla dice, invece, la circolare sulle decisioni di molti enti di appaltare all’esterno (outsourcing) servizi che spesso potrebbero essere gestiti in maniera più efficace ed efficiente con le proprie strutture e personale, risparmiando al tempo stesso ingenti risorse economiche.

E’ assai improbabile, nonostante la circolare preveda azioni disciplinari per responsabilità amministrativa a carico dei dirigenti, che gli interventi sui bilanci di previsione degli enti pubblici consentano di raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa.

Le ultime stime governative, contenute nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) di settembre scorso, indicano, infatti, una riduzione di circa 6 miliardi nel 2013 tra retribuzioni dei pubblici dipendenti e spese per consumi intermedi, che dovrà coprire l’esborso per interessi passivi sul debito pubblico e avvicinare l’agognato pareggio di bilancio, che dal 2014 diventerà l’adempimento di un preciso dovere costituzionale.

Nonostante le promesse elettorali e le dichiarazioni rassicuranti del ministro dell’economia Grilli, non sarebbe sorprendente se il nuovo Governo dovesse però adottare a breve una nuova manovra correttiva dei conti pubblici.

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