Aumentano i suicidi ma la statistica giudiziaria li ignora

Pubblicato sul Foglietto della Ricerca

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La recente tragedia avvenuta a Civitanova Marche, dove una coppia si è uccisa per problemi economici, ha innescato una reazione di rabbia e indignazione dell’intera comunità nei confronti dello Stato.

Esodato lui, beneficiaria di una pensione sociale lei, erano obbligati alla contribuzione volontaria all’Inps per non perdere i contributi versati durante la vita lavorativa e non riuscivano più a far fronte alle spese primarie per sopravvivere con la misera pensione percepita. Per questo motivo hanno deciso con un gesto estremo la soluzione al problema.

Come se non bastasse, analogo gesto ha compiuto subito dopo anche il fratello della donna.

Tra qualche giorno l’opinione pubblica dimenticherà quanto accaduto, salvo poi, alla prossima tragedia, riaccendere i riflettori sulle disperate condizioni economiche di molte famiglie.

Che la crisi economica stia mietendo vittime è sotto gli occhi di tutti. Come anche appare evidente che non spetta ai mezzi di informazione tenere il conto delle persone che si tolgono la vita e dei motivi di gesti che tutti continuano a definire insensati. A questo dovrebbe pensarci la statistica ufficiale che, invece, come già ricordato in un precedente articolo del Foglietto, ha abdicato al suo ruolo, cancellando la rilevazione del numero dei suicidi ricavati dalla fonte giudiziaria con la conseguenza che, da adesso in poi, dovremo affidarci solo alle statistiche sanitarie, che però offrono un quadro parziale e meno tempestivo.

In un momento come questo, proprio per evitare speculazioni ed errate percezioni del fenomeno, l’Istat dovrebbe raddoppiare i propri sforzi per comprendere i motivi di disagio che portano gli individui alla disperazione. E invece, nonostante la rilevazione abbia un basso costo in quanto le informazioni sono trasmesse direttamente dagli organi di polizia giudiziaria, l’Istat ha deciso di cancellarla, lasciando un vuoto statistico difficilmente colmabile.

Anche il recente Bes, la nuova misura del benessere equo e sostenibile, frutto della collaborazione istituzionale di Cnel e Istat, non ha convinto molti sulla sua utilità come indicatore complementare o sostitutivo rispetto al Pil. Per quel che qui interessa, il Bes ha trascurato tra suoi numerosi indicatori selezionati, oltre 300 statistiche, il tasso di suicidi e le cause che li determinano.

Mera dimenticanza o scelta deliberata? In entrambi i casi, si tratta di una decisione inaccettabile, perché il Paese ha il diritto di conoscere il costo sociale dell’attuale crisi economica, anche in termini di vite umane.

C’è solo da augurarsi che il saggio presidente Giovannini riveda al più presto questa scelta che si appalesa inopportuna e ripristini la rilevazione sui suicidi, prematuramente cancellata, per integrarla con le statistiche sanitarie, così da poter disporre di una informazione esaustiva e sicuramente di migliore qualità.

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