di Franco Mostacci
pubblicato su Sirene online
La legge 190/2012 sulla prevenzione della corruzione, il D.lgs 33/2013 sulla trasparenza e l’integrità, il D.Lgs 39/2013 sull’inconferibilità e incompatibilità degli incarichi e il Dpr 62/2013 sul codice di comportamento dei dipendenti pubblici hanno profondamente innovato il rapporto tra la pubblica amministrazione e i cittadini. Ogni ente, comprese le aziende sanitarie locali e le aziende ospedaliere, deve nominare un responsabile per la prevenzione della corruzione che ha il compito di redigere il piano triennale ed è direttamente responsabile di comportamenti illeciti compiuti da chiunque all’interno dell’amministrazione, a meno che non sia in grado di provare di aver messo in atto tutte le misure per la prevenzione. Ad esso si affianca il responsabile della trasparenza, che assicura la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento delle informazioni che la normativa impone di pubblicare. A questo scopo nella home page del sito internet di ogni istituzione è presente il link a una sezione denominata ‘Amministrazione trasparente’, in cui sono raccolte le informazioni riguardanti i compensi dei dirigenti, i consulenti, il personale, i bandi di gara e i contratti, i tempi dei procedimenti e molto altro ancora. Ciò vale anche per le 12 aziende sanitarie e per le 6 aziende ospedaliere della Regione Lazio. Solo la Asl Roma A al momento non si è ancora adeguata mentre tutte le altre hanno predisposto le diverse sottosezioni in cui si articola la pagina ‘Amministrazione trasparente’. Il problema si pone quando si prova ad esplorare i contenuti. Ben 6 Aziende non hanno ancora nominato il responsabile per la prevenzione della corruzione, 5 quello per la trasparenza e solo 7 Aziende su 18 hanno pubblicato il piano triennale per la prevenzione della corruzione 2014-2016. La strada da fare sul sentiero della trasparenza e della lotta alla corruzione è, quindi, ancora molto lunga. Il decreto legislativo sulla trasparenza offre, però, ai cittadini uno strumento attivo per vigilare sugli adempimenti delle proprie Asl. Si tratta dell’accesso civico, una richiesta inviata per posta elettronica al responsabile della trasparenza in cui è possibile segnalare la mancata pubblicazione di un contenuto obbligatorio. Spetta all’Azienda provvedere nel termine di 30 giorni, anche se, ancora una volta è doveroso segnalare che la metà delle aziende sanitarie del Lazio risultano inadempienti nel mettere a disposizione i riferimenti e il modello standard per esercitare il diritto all’accesso civico. Quando la cultura della trasparenza si farà pienamente strada nelle istituzioni, anche la sanità pubblica potrà voltare pagina e offrire servizi più efficienti ai cittadini.