a cura di Monica Montella e Franco Mostacci
pubblicato su Scenari Economici
Nonostante i proclami governativi i conti pubblici continuano a dare segnali d’allarme. Tutto ciò con una pressione fiscale ai massimi livelli.
Nel secondo trimestre 2013 il prodotto interno lordo a prezzi costanti è diminuito del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale). La variazione acquisita[1] per il 2013 è pari al -1,7%, mentre la variazione del Pil annualizzato ha raggiunto il -2,4%. Si tratta di numeri ben lontani da una contrazione dell’1,3% del Pil prevista nel Def.
Nell’ipotesi di una conferma del deflatore all’1,8%, se ne deduce che il Pil nominale si attesterebbe allo 0,5% tendenziale, allo 0,4% acquisito e allo 0,9% annualizzato.
In attesa di conoscere i numeri del conto economico consolidato della pubblica amministrazione, che saranno resi noti dall’Istat solo il prossimo 5 ottobre, è possibile effettuare una stima flash dei conti pubblici, basata sulle informazioni ad oggi disponibili: il fabbisogno dello Stato (in termini di cassa), le entrate tributarie e le entrate contributive (in termini di cassa).
Il fabbisogno dello Stato nel primo semestre 2013 è risultato pari a 42,2 mld di euro in netto peggioramento rispetto ai 29,9 mld di euro del corrispondente periodo del 2012[2].
Nei primi sei mesi del 2013 le entrate tributarie di competenza (giuridica) sono cresciute del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2012 con un aumento del 3,1% delle entrate erariali dirette (Irpef, Ires, ecc.) e indirette (Iva, ecc.) e un aumento del 13,1% delle entrate territoriali (addizionali Irpef regionale e comunale, Irap, Imu). I maggiori introiti potrebbero, però, derivare in buona parte da anticipazioni dei versamenti fiscali e, quindi, essere riassorbiti nella seconda metà dell’anno.
Tra le entrate erariali aumentano le imposte dirette (+8,7%) e diminuiscono quelle indirette (-3,2%, di cui Iva -5,7%). La politica fiscale italiana va nella direzione opposta rispetto a quanto raccomandato all’Italia dal Consiglio Europeo, di “trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando la neutralità di bilancio“.
La pressione tributaria, cioè il rapporto tra le entrate tributarie e il Pil è passata dal 31,2% del primo trimestre 2013 al 31,8% del secondo trimestre 2013[3].
Le entrate contributive (di cassa) da gennaio a giugno 2013 sono diminuite di 1,4 mld di euro rispetto al corrispondente periodo del 2012.
La pressione fiscale, cioè il rapporto tra le entrate tributarie e contributive rispetto al Pil, aumenterebbe dal 45,1% del primo trimestre 2013 al 45,7% del secondo trimestre 2013[4].
Il debito pubblico a maggio 2013 ha raggiunto il livello di 2.075 mld di euro, con un aumento di 100 mld di euro rispetto a maggio 2012. Il rapporto debito/Pil ha raggiunto quota 132,9%.
Tavola 1 – Principali indicatori di finanza pubblica – Anno 2013 (percentuali)
(a) Si considera lo stock di debito pubblico acquisito a maggio 2013
Fonte: elaborazione su dati Ministero Economia e Finanze, Banca d’Italia, Istat
La tendenza al peggioramento dei conti pubblici, già evidente nel primo trimestre 2013, trova ampia conferma nei primi dati relativi al secondo trimestre 2013, nonostante l’aumento della pressione fiscale. La recessione ha una portata ben maggiore della diminuzione di 1,3% del Pil previstanel Def. L’indebitamento netto rispetto al Pil, che secondo il monitoraggio del primo trimestre si attestava al 3,1%, non sembra mostrare segnali di miglioramento. Se la tendenza sarà confermata, la nota soglia di riferimento del 3% sarà superata con la conseguenza dell’apertura di una nuova procedura per deficit eccessivi. Il debito pubblico, che rappresenta il principale motivo di preoccupazione poichè blocca sul nascere qualsiasi ipotesi di intervento pubblico a sostegno della crescita, continua ad aumentare oltre che in livello anche in rapporto al Pil, andando ben oltre l’obiettivo di 130,4% che il Governo aveva previsto per il 2013.
In assenza di miglioramenti significativi nella seconda parte del 2013, sia dal lato dei conti pubblici (numeratore dei rapporti), che della crescita economica (denominatore dei rapporti) gli obiettivi previsti dal Governo “del fare” per quest’anno non potranno essere raggiunti a meno di manovre correttive sostanziali (potrebbe non essere sufficiente il ripristino del gettito tributario conseguente all’aumento dell’Iva e dell’Imu sulla prima casa come prevedeva la legge di stabilità 2013).
Nota metodologica Monitoraggio dei Conti Pubblici
[1] Variazione annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.
[2] Il fabbisogno del settore pubblico stimato per l’anno 2013 è di 54,6 mld di euro.
[3] La pressione tributaria prevista per l’anno 2013 nel Def è di 30,4%.
[4] Nell’ipotesi che le entrate contributive del secondo trimestre 2013 siano pari a quelle del secondo trimestre 2012. La pressione fiscale prevista per l’anno 2013 nel Def è di 44,4%.
[5] Si deve, tuttavia, considerare che a maggio 2013 è aumentata di oltre 20 mld di euro la liquidità nel conto corrente della Tesoreria presso la Banca d’Italia.