di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
Il 15 novembre la Commissione europea ha reso noto l’esito della valutazione sul documento programmatico di bilancio che il Governo aveva trasmesso a Bruxelles il 15 ottobre, in contemporanea con la presentazione in Parlamento del disegno di legge di stabilità per il 2014.
Con l’entrata in vigore dei regolamenti noti come Two-pack, per la prima volta la Commissione europea esercita quest’anno un’azione preventiva di controllo sulle misure di politica fiscale in corso di adozione per l’anno successivo.
Se il giudizio espresso da Bruxelles non è stato una vera e propria bocciatura per l’Italia, come il Ministero dell’Economia si è affrettato a precisare, poco ci è mancato.
Essenzialmente, la Commissione europea non crede alle misure messe in campo dal Governo per rispettare i vincoli del Patto di stabilità e crescita ed è difficile dargli torto.
“Sulla base delle previsioni autunnali 2013 – si legge nel comunicato stampa – la Commissione è dell’opinione che esista un rischio che il Piano di interventi di bilancio per il 2014 non consentirà all’Italia di rispettare l’obiettivo di riduzione del debito pubblico per il 2014. La Commissione evidenzia anche che il Piano di interventi di bilancio mostra progressi limitati nelle riforme strutturali previste dalle raccomandazioni del Consiglio nell’ambito del Semestre europeo. Pertanto, la Commissione invita le autorità ad adottare le opportune iniziative all’interno del processo di bilancio nazionale per assicurare nel 2014 la conformità al Patto di Stabilità e Crescita e per accelerare il processo verso l’implementazione delle raccomandazioni sulla politica fiscale previste dal Semestre europeo. In queste condizioni l’Italia non può trarre vantaggio dalla clausola sugli investimenti in quanto non assicura gli aggiustamenti strutturali minimi per ricondurre il rapporto debito/Pil su un percorso di rientro”.
La Commissione europea lamenta il fatto che quest’anno l’Italia ha rivisto al ribasso le stime di crescita sia per l’anno in corso che per il prossimo e che la previsione di un aumento del Pil di +1,1% nel 2014 appare troppo ottimistica con conseguenti effetti negativi sui rapporti tra indebitamento e Pil e tra debito pubblico e Pil.
Il rapporto debito/Pil aumenterebbe nel 2014 a causa di un livello di crescita più contenuto e di un’inflazione meno elevata di quanto previsto dal Governo, mentre l’annunciato piano di privatizzazioni non appare sufficientemente dettagliato.
Per di più le previsioni non sono state formulate da un organismo indipendente, come il Fiscal Council, che dovrebbe essere operativo solo dal 1 gennaio 2014, sempre che il Parlamento sia in grado di designare per quella data i tre membri che lo dovrebbero comporre.
La Commissione, inoltre, esprime perplessità anche sul nuovo criterio di calcolo della spesa per interessi, che si basa su una diminuzione dello spread nel prossimo anno da 250 a 200. Critiche anche alla decisione di aver sostituito le entrate derivanti dall’Imu con misure una tantum.
In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro Saccomanni prova a minimizzare. Nel prossimo anno – dice il numero uno dell’Economia – il debito pubblico scenderà per la vendita di quote azionarie di società partecipate, per la rivalutazione del capitale di Banca d’Italia, per il rientro di capitali dall’estero, per i primi effetti della spending review che a regime dovrebbe ridurre la spesa pubblica di 30-32 miliardi di euro. Senza contare – aggiunge il ministro – che i pagamenti dei debiti alle imprese consentiranno di far ripartire gli investimenti privati e, quindi, la crescita.
E’ lecito chiedere al ministro Saccomanni perché, se ha tanta fiducia in queste misure, non le ha messe nero su bianco nel documento programmatico inviato alla Commissione? Un documento che dovrebbe essere messo ben in evidenza nel sito del ministero e della Ragioneria Generale dello Stato, ma del quale non sembra esserci traccia.
La realtà è che il ministro, a poco più di un mese dalla fine dell’anno, ancora non sa quale sarà la sorte dei conti pubblici del 2013, mentre per il prossimo anno, contando sull’assuefazione degli italiani, è prevedibile attendersi dal Governo una revisione in pejus delle stime e nuove manovre correttive.