di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
Dopo aver pubblicato antro il 31 dicembre la relazione sull’attività anticorruzione svolta nel 2014 (mancano ancora all’appello l’Istituto superiore di sanità e l’Istituto nazionale per l’alta matematica), all’inizio dell’anno le amministrazioni sono state chiamate a soddisfare importanti adempimenti previsti per la trasparenza e la prevenzione della corruzione.
Entro il 31 gennaio 2015, secondo quanto previsto dall’articolo 1 comma 8 della Legge 190/2012, andava approvato e pubblicato il piano triennale anticorruzione 2015-2017 (PTPC).
Alla stessa data, l’articolo 1 comma 32 della medesima legge richiedeva la pubblicazione in formato standard digitale aperto (formato .xml) delle informazioni relative ai contratti di lavori, servizi e forniture del 2014, secondo le indicazioni fornite dall’Anac.
Infine, per non incorrere nelle penali previste dall’articolo 24-quater del decreto legge 90/2014, entro il 16 febbraio scorso le amministrazioni avrebbero dovuto pubblicare nella sezione ‘Altri contenuti’ di ‘Amministrazione trasparente’ il catalogo dei dati, metadati e banche dati, come previsto dall’articolo 52 del decreto legislativo 82/2005 (Codice dell’amministrazione digitale).
Tra i 21 enti di ricerca solo 7 hanno pubblicato finora il PTPC 2015-2017 (Ispra, Science Park, Asi, Infn, Ingv, Inrim e Ogs). L’Enea si è limitato a pubblicare un aggiornamento del PTPC 2014-2016 non assolvendo, pertanto, all’obbligo di pubblicazione.
Le cose vanno un po’ meglio per il riepilogo dei contratti pubblici, che è stato rispettato da 14 enti di ricerca. Mancano ancora all’appello Cnr, Indam, Asi, Inrim, Invalsi, Iisg e Museo Fermi.
Solo 6 sono, invece, gli enti di ricerca che hanno in qualche modo riempita la sezione del sito sugli open data (Ispra, Cnr, Cra, Istat, Isfol e Ingv). A questi va aggiunto l’Ogs, che dichiara di non avere dati, metadati e banche dati da dover mettere a disposizione di imprese e cittadini.
In pratica, secondo la ricognizione effettuata la scorsa settimana, su 63 adempimenti complessivi ne risultano rispettati solo 28 (il 44%). In disparte gli enti di ridotte dimensioni – per i quali è lecito continuare a chiedersi perché non sono stati ancora soppressi o incorporati – appare particolarmente grave la situazione del Cnr, il più grosso ente di ricerca italiano, che non ha approvato il PTPC 2015-2017 e non ha diffuso il riepilogo dei contratti stipulati nel 2014.
I termini temporali previsti dalla legge sono di natura perentoria e per ciascuna di queste mancanze è prevista una sanzione amministrativa.
Se l’Anac iniziasse seriamente ad applicarle o a segnalarle a chi di dovere, il malcostume di infischiarsene delle leggi, con ogni probabilità, cesserebbe.