di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha disposto che tutti gli enti pubblicassero sul proprio sito internet entro il 31 dicembre il resoconto dell’attività di prevenzione della corruzione svolta nel 2014, con riferimento al Piano triennale di prevenzione della corruzione (Ptpc) 2014-2016, che doveva essere approvato entro il 31 gennaio dello scorso anno.
La relazione assume la forma di un questionario in formato Excel da compilare secondo lo standard reso disponibile dall’Anac.
Nella galassia degli enti pubblici di ricerca (Epr), solo 15 amministrazioni su 21 (71%) hanno compilato il questionario. Mancano all’appello Istat, Indam, Indire, Ingv, Iss e Iisg.
Sembra predicare bene e razzolare male l’Istat, adusa a propinare questionari statistici a famiglie e imprese, nonché ad applicare sanzioni pecuniarie ai non rispondenti. Per dimensioni e importanza degli enti, anche l’assenza delle relazioni di Ingv e Iss appare alquanto grave. Il Cra, invece, con quasi un anno di ritardo e a distanza di due giorni dopo dalla denuncia del Foglietto, ha approvato, il 18 dicembre scorso, il Ptpc 2014-2016 e, a seguire, la relazione. Meglio tardi che mai!
Alla luce dei risultati, e ipotizzando che il grado di corruzione negli Epr sia paradigmatico di tutta la pubblica amministrazione, si potrebbe tranquillamente affermare che l’Italia non sia affetta da un malaffare sistemico, ma solo dalla presenza di qualche ‘mela marcia’. La fotografia scattata il 31 dicembre 2014 contrasta, però, con gli indicatori internazionali di percezione della corruzione, che vedono il nostro Paese agli ultimi posti in Europa. Da quale parte è la ragione?
L’analisi delle relazioni pubblicate dai 15 Epr, in cui prestano servizio 495 dirigenti e 16.429 non dirigenti, sembra dimostrare la scarsa considerazione che le amministrazioni hanno nei confronti delle misure di prevenzione della corruzione, viste più come un adempimento burocratico e un fastidio che come l’occasione per combattere questo male endemico, che genera extra costi a carico dei cittadini.
Controlli sulla gestione delle misure di trattamento dei rischi di corruzione – Sono stati effettuati solo da 5 Epr (Enea, Cra, Iao, Infn, Ogs).
Ulteriori misure rispetto a quelle obbligatorie – Sono state adottate solo da 3 Epr (Enea, Ispra, Iao).
Informatizzazione del flusso di informazioni della sezione ‘Amministrazione trasparente’ – E’stata realizzata in 8 Epr (Enea, Ispra, Cnr, Cra, Asi, Infn, Inrim, Ogs).
Richieste di accesso civico – Sono pervenute in totale solo 6 richieste di accesso civico ex articolo 5 Dlgs 33/2013 in 4 enti (Enea, Cra, Inaf, Asi). Nelle relazioni non si trova riscontro delle istanze di accesso civico presentate direttamente da Usi-Ricerca alla Stazione zoologica (n.2), all’ Ispra (n.1) e a Science Park Trieste (n.1).
Formazione specifica sulla prevenzione della corruzione – Qui il dato è ben più confortante e riguarda 14 enti (manca solo la Stazione zoologica), con diverse modalità di erogazione e fruizione.
Rotazione del personale – Ha interessato solo 11 unità in tre enti: 6 all’Infn, 3 all’Isfol e 2 al Cra. Trattandosi di una misura fondamentale per la prevenzione della corruzione, soprattutto in alcuni settori in cui il rischio cresce con la cristallizzazione delle posizioni, la mancata attuazione dei provvedimenti di rotazione del personale, soprattutto a livello dirigenziale, rappresenta un vulnus decisamente non trascurabile.
Insussistenza delle cause di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi – La dichiarazione, a cura del dirigente in carica, prevista dal dlgs 39/2013, è stata raccolta in 13 Epr (mancano Inaf e Iao).
Segnalazione di situazioni di incompatibilità per particolari posizioni dirigenziali – Si registrano solo 2 segnalazioni all’Enea, per le quali è stata avviata un’istruttoria di accertamento.
Monitoraggio di situazioni in cui dipendenti pubblici cessati dal servizio sono stati assunti o hanno svolto incarichi professionali presso soggetti privati destinatari dell’attività dell’amministrazione – Le situazioni di pantouflage non sono state monitorate in nessun ente di ricerca, pur essendo previste in alcuni piani triennali di prevenzione della corruzione.
Monitoraggio del divieto di presenza di condannati nella formazione di commissioni e nelle assegnazioni agli uffici – La disposizione, introdotta con la legge anticorruzione 190 del 2012, è stata verificata solo in 3 enti di ricerca (Enea, Iao, Asi).
Autorizzazioni allo svolgimento di incarichi – Data la particolare natura degli Epr, le autorizzazioni sono concesse un po’ ovunque, ad eccezione dell’Inaf.
Attivazione della procedura per la segnalazione di illeciti da parte dei dipendenti (whistleblowing) – La procedura, che dovrebbe garantire l’anonimato del segnalante, per tutelarlo da possibili azioni discriminatorie e ritorsioni, è stata attivata in appena 5 Epr. In totale sono pervenute solo 15 segnalazioni, tutte all’Asi. Ben 13 di esse risultano, però, anomale, in quanto effettuate dal responsabile della prevenzione della corruzione, che dovrebbe essere il destinatario delle segnalazioni e non il mittente. L’assenza sostanziale di whistleblower denota o l’insussistenza di situazioni da segnalare o, più probabilmente, l’inadeguatezza della legislazione e degli strumenti predisposti dagli enti.
Adozione del codice di comportamento dei dipendenti pubblici – Le disposizioni previste dal Dpr n. 62/2013 sono state adattate alla specificità dell’ente in 12 casi (mancano Isfol, Inrim e Szn).
Segnalazione di responsabilità disciplinari o penali legate ad eventi corruttivi – Nel biennio 2013-2014 sono state effettuate 10 segnalazioni, che riguardano 5 enti (Enea, Ispra, Cnr, Inaf e Asi).
Avvio di procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti a carico di dipendenti – In totale, nel biennio 2013-2014 sono stati avviati 17 provvedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti in 6 enti (Enea, Ispra, Cnr, Cra, Asi e Infn), che hanno dato luogo a 4 licenziamenti (Enea), 3 sospensioni dal servizio (Enea e Ispra), 1 multa (Ispra), 1 censura (Asi) e 1 dimissione volontaria (Infn).
Fatti penalmente rilevanti riconducibili a reati relativi a eventi corruttivi – I reati relativi a eventi corruttivi negli Epr sono solo 5: peculato (Cra); concussione nella forma tentata (Cra); corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio (Cra); manomissione del sistema elettronico di gestione delle presenze (Ispra); falsità in atti e truffa (Cnr).
Sorprendente, alla luce delle vicende che hanno interessato anche l’ex presidente Saggese, è l’asserita mancanza di episodi di corruzione penalmente rilevanti all’Asi.
In conclusione, il giudizio sulle iniziative di contrasto alla corruzione che gli enti pubblici di ricerca hanno attuato nel 2014 non può che essere negativo. Da un lato per l’elevato tasso di assenza di risposte al questionario, dall’altro per l’insufficienza delle misure poste in essere.