di Franco Mostacci
Con la pubblicazione delle stime di autunno della Commissione europea si delinea il quadro previsionale di breve e medio termine, da confrontare con i numeri contenuti nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso 1° ottobre.
Tavola 1 – Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Nota di aggiornamento al Def (quadro programmatico). Anni 2014-2018 (milioni di euro e valori percentuali)Fonte: Ministero dell’Economia
Tavola 2 – Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Commissione europea (Autumn 2014). Anni 2014-2016 (milioni di euro e valori percentuali)Fonte: elaborazioni su dati Commissione europea
Le differenze tra le due previsioni non sono banali, a partire dalla variazione del deflatore del Pil per il 2014 che per il Governo sarà di 0,8%, mentre per la Commissione è solo di 0,4% (come confermato anche dall’Istat). Questo si traduce in una minore crescita del Pil nominale e in un rapporto debito/Pil più alto, a parità di stock di debito pubblico.
Anche l’indebitamento netto, secondo la Commissione, nei prossimi anni sarà peggiore di quanto previsto dal Governo, ma le maggiori divergenze si riscontrano nel quadro di finanza pubblica corretto per il ciclo economico.
La variazione del Pil potenziale, la cui valutazione continua a destare molte perplessità, continuerà a diminuire secondo la Commissione europea, mentre il Governo prevede che si stabilizzerà nel 2016 per poi crescere nei due anni successivi.
Ne consegue che il differenziale tra la produzione effettiva e quella potenziale (output gap) è più basso nelle stime di Bruxelles e, al contrario, l’indebitamento strutturale si stabilizza anziché diminuire.
Tra il 2014 e il 2016 l’Italia non solo non conseguirà l’obiettivo di medio termine che corrisponde al pareggio di bilancio strutturale, ma si allontanerà anche dal percorso di rientro che prevede una riduzione del deficit strutturale di almeno mezzo punto l’anno.
Ulteriore nota dolente è che i conti pubblici italiani stanno deviando dal Minimum Linear Structural Adjustment (MLSA), che consentirebbe di soddisfare nel 2015 la regola del debito. Rispetto alle stime di primavera il peggioramento del quadro macroeconomico, soprattutto dal lato della crescita, fa sì che il rispetto del criterio del debito non è più garantita in nessuna delle tre modalità di calcolo, neanche nell’ottica forward.
La conferma giunta oggi con i dati della Commissione europea era stata già evidenziata nella Nota di aggiornamento al Def, in cui si affermava che “il saldo strutturale programmatico del 2015 dovrebbe essere corretto di 2,2 punti percentuali di PIL per consentire al debito di convergere verso il benchmark forward looking pari a 125,3 per cento del PIL nel 2017 (ora lievitato a 125,9%, ndr), correzione che è giudicata né fattibile né auspicabile”.
L’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia non è automatica, in quanto i regolamenti europei prevedono la previa valutazione di una serie di fattori rilevanti, ma sicuramente la situazione non è sotto controllo.