di Franco Mostacci
In questo articolo si analizzano i contributi alla variazione dei prezzi al consumo di settembre 2014.Come già descritto nell’articolo L’Italia in deflazione dopo 55 anni la variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo è la risultante di segnali positivi e negativi dell’andamento dei prezzi dei beni e servizi che compongono il paniere.
La variazione complessiva degli indici dei prezzi al consumo può essere, quindi, scomposta e analizzata considerando il contributo di ogni singolo prodotto, che ha un peso diverso a seconda dell’importanza che riveste nella spesa per consumi delle famiglie.
A settembre 2014 la variazione tendenziale degli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) è stata di –0,2%, negativa pe ril secondo mese consecutivo (figura 1).
Negli ultimi mesi è aumentata la proporzione di prodotti con i prezzi in diminuzione, che sterilizzano l’effetto inflattivo di quelli il cui prezzo aumenta. A settembre 2014 i contributi negativi hanno superato quelli positivi. L’andamento della componente di fondo dell’inflazione, o core inflation (linea tratteggiata)[1], è anch’esso in diminuzione, ma a un ritmo più lento e resta, comunque, in territorio positivo +0,4%. Ciò fa ritenere che la deflazione nei prezzi al consumo possa essere solo momentanea.
Figura 1 – Contributi alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale – valori percentuali
Fonte: elaborazione su dati Istat
A far aumentare l’inflazione di settembre ci hanno pensato soprattutto la tariffa sui rifiuti, l’acquisto di automobili, il pedaggio autostradale, la colf, i servizi finanziari e le spese condominiali, ma a farla scendere hanno contribuito la bolletta del gas e i servizi di telefonia mobile, ma anche la camera d’albergo, i combustibili per auto (gasolio e benzina verde) e lo smartphone, (figura 2).
Figura 2 – Contributi alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale per prodotto – valori percentuali
Fonte: elaborazione su dati Istat
Negli ultimi anni, dopo aver toccato un valore massimo del 3% nel 2012, l’inflazione è scesa a 1,2% nel 2013 e, dal mese di agosto, ha assunto segno negativo. Alla diminuzione contribuiscono maggiormente i prodotti energetici (-0,4%), come anche i beni tecnologici (-0,2%). A crescere maggiormente sono, invece, i servizi (+0,2%) e in misura minore le automobili e gli altri beni (+0,1% per entrambi) (figura 3).
Figura 3 – Contributi alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale per tipologia di prodotto – valori percentuali
Fonte: elaborazione su dati Istat
_______________________________
[1] La core inflation si calcola sottraendo dall’indice generale le componenti il cui prezzo è più soggetto a fluttuazioni di breve periodo, come i beni energetici e i beni alimentari non lavorati. Essa rappresenta l’andamento di fondodell’inflazione e viene utilizzata anche a scopi previsivi.