Elezioni europee, ha vinto chi ha perso meno voti

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

Fdi primo partito, Schlein cresce. Testa a testa Fi-Lega

L’analisi del consenso elettorale basata sulle percentuali è sicuramente la più immediata ed efficace, ma è al tempo stesso parziale soprattutto quando, come sta accadendo da un po’ di tempo, l’affluenza è in costante diminuzione.

Per capire come si spostano le preferenze degli elettori le percentuali non bastano ed è importante vedere anche i voti complessivamente presi.

Alle elezioni europee del 2019 aveva votato il 54,5% degli aventi diritto, per un totale di 26,8 milioni di voti validi. Domenica scorsa, invece, non si è raggiunto il 50% con 3,4 milioni di voti in meno.

Risultati elezioni europee 2019 e 2024(*) – voti e percentuali
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(*) Risultati parziali relativi a 63.826 sezioni su 63.905

Le forze che compongono l’attuale maggioranza hanno perso 2,2 milioni di voti, fermandosi al 47,3%, il 2,1% in meno di cinque anni fa, con un consistente spostamento di consensi dalla Lega a Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia è rimasta invariata. Nonostante Meloni possa tutto sommato gioire, a distanza di un anno e mezzo dalle ultime elezioni politiche, per il consenso accordato all’azione di Governo, i risultati per il centro destra nel suo insieme non sono poi così lusinghieri.

Viceversa il Partito Democratico è sostanzialmente cresciuto, considerando che nel 2019 aveva ancora al suo interno Calenda e Renzi, che successivamente hanno dato vita rispettivamente ad Azione e Italia Viva. Con 400 mila voti in meno riesce comunque a guadagnare in termini percentuali.

Netto successo per Alleanza verdi e sinistra che, con quasi mezzo milione di voti in più, smentisce l’assunto secondo il quale l’unione di due forze non paga in termini elettorali. Nel 2019, infatti, si presentarono divise, con Europa verde che raccolse 620 mila voti e La Sinistra 470 mila.

Sonora sconfitta per il Movimento 5 Stelle che si è sostanzialmente dimezzato, lasciando sul campo 2,2 milioni di voti. Ha pagato il dazio più pesante all’astensionismo, che risulta maggiore tra i ceti meno abbienti, dove i pentastellati raccolgono i maggiori consensi. Un fattore sottovalutato dai sondaggi preelettorali che lo davano stabilmente intorno al 15%, rispetto al 10% conseguito. In assenza di una inversione di rotta, appare inevitabile il declino di questa forza politica che per dieci anni è riuscita a convogliare su di sé le aspettative di una buona fetta di elettorato delusa dalle altre forze politiche.

L’alleanza di +Europa di Emma Bonino con Italia Viva di Renzi non ha dato i suoi frutti ed anche per questa tornata resterà fuori dal Parlamento europeo non avendo raggiunto la soglia di sbarramento del 4%, come del resto Azione e le altre liste minori.

La valutazione del voto di domenica non può non tenere conto del sempre maggior numero di elettori che, non riconoscendosi in nessuna forza politica, disertano le urne.

Al di là degli spostamenti di voti da una lista all’altra, a vincere in termini percentuali è stato chi ha saputo fidelizzare maggiormente il proprio elettorato, in altre parole chi ha perso meno degli altri.