(aggiornato il 28 dicembre 2021)
L’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti locali, prevista dal D.lgs 118/2011 è divenuta pienamente operativa con il Rendiconto 2016. Il Conto del bilancio, il Conto economico, lo Stato patrimoniale e il Piano degli indicatori e dei risultati sono pubblicati sul sito internet di ciascuna Regione e Provincia autonoma nella sezione Amministrazione trasparente –> Bilanci subito dopo l’approvazione del Rendiconto annuale, che deve avvenire entro il 31luglio dell’anno successivo. Il Piano degli indicatori e dei risultati di rendiconto degli enti locali (di seguito Piano degli indicatori o Piano), è un sistema di rapporti statistici normalizzati, costruiti secondo criteri e metodologie comuni, che consente di confrontare in maniera omogenea numerosi aspetti dei bilanci regionali. Ciascuna categoria che compone il Piano degli indicatori è stata trasformata in punteggi standardizzati, dai quali si ricava un indicatore sintetico della capacità di amministrazione delle regioni [1].
Rendiconto 2019
L’analisi del rendiconto di gestione delle regioni e province autonome (di seguito regioni), è alla sua seconda edizione.
Obiettivi del progetto sono:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale delle Regioni per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa delle Regioni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio .
Sintesi dei principali risultati
Le Regioni a statuto ordinario, sono state istituite circa 50 anni fa con Legge 281/1970; in questo periodo a cavallo di due secoli si sono succeduti diversi interventi normativi, tra cui due revisioni del dettato costituzionale.
Le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa e con l’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti locali, i bilanci delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano (di seguito per semplicità si userà la dicitura regioni) diventano sovrapponibili e direttamente confrontabili.
La metà delle regioni ha sostanzialmente rispettato il termine del 31 luglio 2020 per l’approvazione del Rendiconto 2019: si tratta di tutto il nord, più Toscana e Sardegna. Il rendiconto della Sicilia è stato approvato solo a settembre 2021 (più di un anno di ritardo) e non sono ancora disponibili quelli di Abruzzo e Basilicata.
Nel 2019 le entrate accertate delle regioni italiane (al netto del conto terzi e delle partite di giro), ammontano a 186,3 miliardi di euro; quasi due terzi di esse sono le risorse destinate al finanziamento delle aziende sanitarie e ospedaliere.
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 82% del valore accertato, 2 punti in più rispetto al 2018.
L’ordinamento nazionale ha affidato alle regioni la gestione del servizio sanitario, che quindi assorbe una quota rilevante del bilancio. Le spese per la tutela della salute incidono mediamente per il 68% del totale.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per la tutela della salute (Missione 13) è l’81%, con il Friuli Venezia Giulia al 95% e la Calabria al 66%.
Le regioni vantano 23,1 miliardi di euro di crediti da tributi destinati al finanziamento della sanità e 25,8 miliardi da trasferimenti e contributi da amministrazioni pubbliche (per lo più lo Stato centrale); a loro volta hanno accumulato debiti per 7,1 miliardi nei confronti di enti del servizio sanitario nazionale e 34,8 miliardi verso altre amministrazioni pubbliche (per lo più comuni, province e città metropolitane).
Poiché le regioni rappresentano il principale ente di snodo nel flusso dei trasferimenti e dei contributi tra i vari apparati dello Stato nelle sue articolazioni territoriali, l’accumulo di crediti da ricevere e di conseguenti debiti per somme da trasferire, rappresenta forse la principale causa di inefficienza nella gestione della finanza pubblica.
Nel 2019, è proseguito il percorso di risanamento delle finanze: Il miglioramento del disavanzo, che scende a 35,6 miliardi di euro, 4,2 in meno del 2018, è quasi completamente da imputare alla crescita del risultato di amministrazione, più che raddoppiato in un anno.
Il patrimonio netto (cumulato) è positivo per 736 milioni di euro, ma ci sono regioni in situazione ‘fallimentare’, come il Lazio (-21,1 miliardi), la Campania (-7,3 miliardi), il Piemonte (-6,4 miliardi), la Sicilia (-4,7 miliardi).
Le regioni hanno debiti finanziari per quasi 150 miliardi di euro complessivi, con il Lazio (27,8 miliardi), la Lombardia (21,5 miliardi), la Campania (17,7 miliardi), il Piemonte (12,5 miliardi) e la Sicilia (12,1 miliardi).
Su ogni residente (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.401 euro nei confronti dell’amministrazione regionale. L’indebitamento pro-capite è massimo in Valle d’Aosta (5.835 euro) e Lazio (3.910 euro).
Ogni dipendente regionale costa mediamente 93 euro per cittadino, ma sono molti di più nella Provincia autonoma di Bolzano (2.100 euro), in Valle d’Aosta (1.981 euro) e nella Provincia autonoma di Trento (1.398 euro).
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 255 euro (16 in più dello scorso anno), di cui solo l’11% sotto forma di investimenti diretti e l’89% attraverso contributi agli investimenti erogati agli enti locali oppure a imprese; l’incidenza degli investimenti sul totale della spesa corrente e in conto capitale è stata di appena il 10% (un punto in più rispetto al 2018), oscillando tra il 26% della provincia autonoma di Trento e il 3% dell’Emilia Romagna.
Le fatture commerciali sono pagate mediamente 6 giorni prima della loro scadenza, ma in Campania i fornitori devono attendere 34 giorni, in Sicilia 18, in Calabria 10 e in Piemonte 6.
Al 31 dicembre 2019 le Regioni avevano fatture scadute per 467 milioni di euro, non ancora pagate a 5.214 imprese, per un importo medio di circa 90 mila euro per impresa. In Campania sono incagliati 310 milioni di euro, altri 212 in Sicilia e 177 in Veneto.
Il piano degli indicatori e dei risultati di rendiconto delle regioni, nella sua articolazione, possiede un potenziale informativo che appare fortemente sottostimato, sia dai revisori contabili che dalla Corte dei conti.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto il Friuli Venezia Giulia (+5,5), seguito da Liguria (+5,1) e Veneto (+4,8). La provincia autonoma di Bolzano, prima nel 2018, è scivolata in quarta posizione.
Ultima in classifica è la Campania (-7,6), che perde tre posizioni rispetto al 2018, immutato il penultimo posto del Lazio (-7,3), mentre terzultima è la Sicilia (-6,2).
Rapporto completo 2019
Indicatore sintetico 2019 e schede per regione
Open data
Per ogni Regione è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dalla Regione se è stata effettuata una correzione. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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Rendiconto 2018
L’analisi del rendiconto di gestione delle regioni e province autonome (di seguito regioni), è alla sua prima edizione.
Obiettivi del progetto sono:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale delle Regioni per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa delle Regioni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio .
Sintesi dei principali risultati
Ricorre nel 2020 il cinquantenario dalla istituzione delle Regioni a statuto ordinario, avvenuta con la Legge 281/1970; un periodo a cavallo di due secoli durante il quale si sono succeduti diversi interventi normativi, tra cui due revisioni del dettato costituzionale.
Oltre la metà delle regioni ha sostanzialmente rispettato il termine del 31 luglio 2019 per l’approvazione del Rendiconto 2018: si tratta di tutto il nord, più Toscana, Umbria e Sardegna.
Nel 2018 le entrate accertate delle regioni italiane (al netto del conto terzi e delle partite di giro), ammontano a 182,7 miliardi di euro; quasi due terzi di esse sono le risorse destinate al finanziamento delle aziende sanitarie e ospedaliere.
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 80% del valore accertato, 2 punti in più rispetto al 2017.
L’ordinamento nazionale ha affidato alle regioni la gestione del servizio sanitario, che quindi assorbe una quota rilevante del bilancio. Le spese per la tutela della salute incidono mediamente per il 68% del totale.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per la tutela della salute (Missione 13) è l’85%, con la Sardegna al 98% e la Calabria al 64%.
Le regioni vantano 28 miliardi di euro di crediti da tributi destinati al finanziamento della sanità e 24 miliardi da trasferimenti e contributi da amministrazioni pubbliche (per lo più lo Stato centrale); a loro volta hanno accumulato debiti per 7,4 miliardi nei confronti di enti del servizio sanitario nazionale e 32,2 miliardi verso altre amministrazioni pubbliche (per lo più comuni, province e città metropolitane).
Poiché le regioni rappresentano il principale ente di snodo nel flusso dei trasferimenti e dei contributi tra i vari apparati dello Stato nelle sue articolazioni territoriali, l’accumulo di crediti da ricevere e di conseguenti debiti per somme da trasferire, rappresenta forse la principale causa di inefficienza nella gestione della finanza pubblica.
Nel 2018, è proseguito il percorso di risanamento delle finanze: Il miglioramento del disavanzo, che scende a 35,6 miliardi di euro, 4,2 in meno del 2017, è quasi completamente da imputare alla crescita del risultato di amministrazione, più che raddoppiato in un anno.
Il patrimonio netto (cumulato) è negativo per 7,4 miliardi di euro, ma ci sono regioni in situazione ‘fallimentare’, come il Lazio (-21,6 miliardi), la Campania (-9,5 miliardi), il Piemonte (-6,6 miliardi), la Sicilia (-5,3 miliardi).
Le regioni hanno debiti per quasi 150 miliardi di euro complessivi, con il Lazio (27,5 miliardi), la Lombardia (23,5 miliardi), la Campania (18,8 miliardi), il Piemonte (13,7 miliardi) e la Sicilia (12,4 miliardi).
Su ogni residente (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.530 euro nei confronti dell’amministrazione regionale. L’indebitamento pro-capite è massimo in Valle d’Aosta (5.929 euro), Lazio (3.841 euro), Sardegna (2.666 euro).
Ogni dipendente regionale costa mediamente 90 euro per cittadino, ma sono molti di più nella Provincia autonoma di Bolzano (2.019 euro), in Valle d’Aosta (1.950 euro) e nella Provincia autonoma di Trento (1.388 euro).
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 239 euro (13 in più dello scorso anno), di cui solo il 12% sotto forma di investimenti diretti e l’88% attraverso contributi agli investimenti erogati agli enti locali oppure a imprese; l’incidenza degli investimenti sul totale della spesa corrente e in conto capitale è stata di appena il 9% (invariata rispetto al 2017), oscillando tra il 26% della provincia autonoma di Trento e il 2% dell’Emilia Romagna.
Le fatture commerciali sono pagate mediamente 3 giorni prima della loro scadenza, ma in Sicilia i fornitori devono attendere 30 giorni, in Piemonte 26, in Campania 18 e in Calabria 17.
Al 31 dicembre 2018 le Regioni avevano fatture scadute per 906 milioni di euro, non ancora pagate a 7.166 imprese, per un importo medio di 126 mila euro per impresa. In Campania sono incagliati 310 milioni di euro, altri 212 in Sicilia e 177 in Veneto.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto la Provincia autonoma di Bolzano (+7,1), che nel 2018 scavalca il Friuli Venezia Giulia (+6); al terzo posto ma a notevole distanza la Liguria (+3,7), che ha guadagnato due posizioni.
Ultima in classifica è la Sicilia (-7), che conferma la posizione del 2017, immutato anche il penultimo posto del Lazio (-5,8) e il terzultimo della Campania (-5,2).
Rapporto completo 2018
Indicatore sintetico 2018 e schede per regione
Open data
Per ogni Regione è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dalla Regione se è stata effettuata una correzione. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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