di Franco Mostacci
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Sono 41,4 milioni i contribuenti che lo scorso anno hanno presentato la denuncia dei redditi delle persone fisiche (Irpef) per il 2018, lo 0,4% in più dell’anno precedente.
Le principali fonti di reddito sono il lavoro dipendente[1] e le pensioni[2]. Insieme rappresentano l’81,9% del reddito complessivo, l’1,8% in meno del 2017. Entrambi risultano in diminuzione dello 0,9%.
Il reddito complessivo, al lordo dell’imponibile dei redditi soggetti a cedolare secca, è in deciso aumento (+5%). Dopo aver sottratto le deduzioni, il reddito imponibile (829,6 miliardi) risulta in crescita del 3,2%. L’imposta lorda (226,7 miliardi) aumenta del 3,7%. Le detrazioni per carichi di famiglia diminuiscono di 130 milioni (-1%) proseguendo il trend degli anni precedenti, quelle sulla produzione del reddito perdono a loro volta 284 milioni (-0,7%), mentre continuano a crescere di oltre 1 miliardo le detrazioni per le spese sostenute (+8,8%). Le imposte nette pagate allo Stato per l’Irpef sono 164,2 miliardi (+4,3%), mentre il reddito netto, dopo aver sottratto anche le addizionali regionali e comunali è di 647,9 miliardi (+3%).
Redditi delle persone fisiche, Anni 2014-2018 (migliaia di euro e variazione percentuale annuale)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef
Se un individuo ha deduzioni inferiori al reddito imponibile non può usufruirne: l’incapienza sulle deduzioni nel 2018 è di poco inferiore al miliardo, molto meno che nel 2017. Parimenti, se la detrazione eccede l’imposta da pagare, anche questa va perduta: l’incapienza sulle detrazioni è di 7,4 miliardi, una cifra considerevole, anche se inferiore all’anno precedente (-5,9%). L’imposta negativa – intesa come l’insieme di deduzioni e detrazioni che lo Stato non restituisce ai contribuenti più poveri – ammonta nel 2018 a 8,3 miliardi di euro.
La concentrazione del reddito netto nel 2018 è diminuita di quasi 1 punto percentuale rispetto al 2017, che però presentava un’anomala presenza di redditi negativi[3]. Rispetto agli anni precedenti si conferma il trend in aumento, come confermato anche dall’aumento della quota di imposta sui redditi superiori a 50 mila euro (40%) a scapito di quelli inferiori ai 20 mila euro (11%).
I dati aggregati non consentono di cogliere le disuguaglianze del sistema tributario, che acquistano, invece, evidenza quando si considerano le spese fiscali[4].
Distribuzione del reddito complessivo delle persone fisiche per quinti di contribuenti, Anno 2018 (soglie lorde in € (*), valori percentuali)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) I limiti delle soglie sono approssimati
Il quinto di contribuenti meno abbienti, con un reddito annuo lordo fino a circa 6.500 euro, totalizza appena il 2,4% del reddito complessivo. Le quote crescono all’aumentare dei redditi e al quinto più ricco, con redditi superiori ai 35 mila euro, spetta quasi la metà della torta. Nell’1% di contribuenti con redditi superiori ai 100 mila euro si concentra il 10,4% del reddito totale (in aumento di 0,2 punti rispetto al 2017).
Se si considera il reddito al netto delle imposte pagate, che gravano maggiormente sui redditi più elevati, la situazione si riequilibra lievemente. L’ammontare totale del reddito disponibile posseduto dal 20 per cento più ricco della popolazione è 16 volte quello del 20 per cento più povero (rapporto interquintilico).
Distribuzione dei redditi delle persone fisiche per quinti di contribuenti, Anno 2018 (valori percentuali)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef
L’1% dei contribuenti più ricchi possiede l’8% del reddito disponibile, pari a circa 53 miliardi di euro. Se, modificando la curva degli scaglioni e delle aliquote Irpef, si prelevasse il 2% di tasse in più ai redditi lordi superiori ai 100 mila euro annui, si potrebbe recuperare più di un miliardo di euro.
Ammontare delle detrazioni per spese nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche, Anni 2007-2018 (milioni di euro)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef
L’ammontare delle spese portate in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche è aumentato costantemente dal 2007 (poco meno di 8 miliardi di euro) al 2018 (più di 15 miliardi), avendo ormai superato le detrazioni per carichi familiari.
Distribuzione delle detrazioni lorde(*) dal reddito per quinti di contribuenti, Anno 2018 (milioni di euro)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) In caso di incapienza del reddito le detrazioni non si utilizzano.
La distribuzione delle detrazioni è decisamente sbilanciata a favore del quinto più ricco di contribuenti (oltre il 50%), senza contare il fatto che l’incapienza colpisce maggiormente i ceti più deboli.
Gli interventi finalizzati al recupero del patrimonio edilizio valgono 6,7 miliardi (+12% rispetto al 2017) e quelli per il risparmio energetico 1,7 miliardi (+9%). Le spese sanitarie e a le altre tipologie previste dalla Sezione I del quadro RP del modello Unico consentono di detrarre dalle imposte 6 miliardi (+5%). Le altre spese detraibili consentono di risparmiare 700 milioni di euro (+14%).
Un’ipotesi di diversa tassazione finalizzata alla diminuzione delle disuguaglianze può passare per una riconsiderazione del perimetro delle detrazioni sulle spese parzialmente rimborsabili (sanitarie, istruzione, donazioni liberali, ristrutturazione immobili, efficienza energetica, ecc.). Si potrebbe introdurre la regressività delle detrazioni rispetto al reddito (chi più ha meno detrae) e redistribuire le somme recuperate ai redditi più bassi, anche sotto forma di tassazione negativa.
Distribuzione delle deduzioni lorde(*) dal reddito per quinti di contribuenti, Anno 2018 (milioni di euro)
Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) In caso di incapienza del reddito le deduzioni non si utilizzano.
Una situazione analoga si registra per le deduzioni dal reddito, la cui principale componente è rappresentata dai contributi previdenziali e assistenziali (quasi 20 miliardi di euro) e dalla previdenza complementare (4 miliardi, in crescita del 17% rispetto al 2017). Anche in questo caso si potrebbero introdurre correttivi alla deducibilità inversamente proporzionali al reddito.
I possessori di reddito superiore a 100 mila euro lordi (top 1%), possono contare su 5,2 miliardi di euro tra deduzioni e detrazioni, che riducono l’imposta pagata.
Una manovra redistributiva che spostasse alcuni miliardi di euro dai contribuenti più ricchi verso i meno abbienti, consentirebbe di ridurre l’intensità di povertà assoluta della popolazione, senza ricorrere a risorse aggiuntive, con un effetto di spinta ai consumi aggregati, visto che la propensione a spendere diminuisce con l’aumentare del reddito.
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[1] I lavoratori dipendenti sono 22,2 milioni (+400 mila unità); il reddito medio pro capite lordo è passato da 20.565 euro a 20.817 euro (+1,2%).
[2] I pensionati sono 14,4 milioni (-75 mila unità); il reddito medio pro capite lordo è passato da 17.433 euro a 17.873 euro (+2,5%).
[3] Il valore molto basso riflette l’introduzione nel 2017 del regime per cassa per i titolari di reddito d’impresa e da partecipazione in contabilità semplificata: la determinazione del reddito d’impresa passa dal criterio di competenza al criterio di cassa e quindi al momento della regolazione finanziaria dell’operazione. Per effetto di tale misura, in molti soggetti si è venuto a determinare una tantum nel 2017 un reddito d’impresa negativo.
[4] Le spese fiscali sono le mancate entrate per lo Stato, derivanti dall’insieme di esenzioni, esclusioni, riduzioni dell’imponibile o dell’imposta ovvero regimi di favore, previsti da disposizioni normative vigenti, che possono interessare l’intera platea dei contribuenti o solo alcune categorie che possiedono determinate caratteristiche. Presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze è costituita un’apposita Commissione che redige un Rapporto annuale. La Commissione ha ritenuto di non qualificare come spese fiscali le detrazioni per spese di produzione del reddito da lavoro dipendente, pensioni e redditi assimilati, né quelle per familiari a carico, in quanto costituiscono parte integrante del sistema di scaglioni e aliquote in cui si articola l’Irpef, come pure sono escluse le imposte sostitutive sui redditi da capitale e le deduzioni per contributi previdenziali e previdenza complementare.