Terzo Rapporto sulla corruzione nella PA

L’Osservatorio sulla corruzione nella PA presenta il Rapporto 2018, che offre una valutazione quantitativa della parte ‘emersa’ di corruzione e illegalità negli uffici pubblici.

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Si può tranquillamente affermare che non passi giorno senza che la cronaca faccia registrare interventi di contrasto alla corruzione da parte delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria, che riguardano amministrazioni pubbliche.

Non abbassare la soglia di attenzione sulla corruzione è il motivo principale che mi ha spinto a sobbarcarmi, anche per quest’anno, questo enorme lavoro di raccolta ed analisi delle informazioni in tema di prevenzione della corruzione, prodotte dalle stesse amministrazioni pubbliche.

Sarebbe, però, più utile ed efficace che la gestione e il monitoraggio delle Relazioni annuali dei Rpct siano presi in carico direttamente dall’Anac, che può valorizzarne maggiormente il contenuto informativo.

Il Rapporto scaturisce dal monitoraggio delle Relazioni annuali redatte dai Responsabili per la prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct) di numerose amministrazioni in rappresentanza di circa i 2/3 dei pubblici dipendenti.

Le ulteriori novità in tema di trasparenza introdotte con il d.lgs 97/2016 relativamente al numero di accessi civici generalizzati, all’istituzione del registro degli accessi e al numero delle visite alla sezione ‘Amministrazione trasparente’ sul sito web, che si aggiungono alle misure obbligatorie previste dalla Legge 190/2012 e dal d.lgs 33/2013 sono entrate ormai a regime, anche se il grado di adempimento non è totale.

Il 2018 è stato anche il primo anno di attuazione per la legge 179 del 2017 che introduce maggiori tutele per coloro che segnalano illeciti di cui sono venuti a conoscenza durante il rapporto di lavoro (whistleblower). L’Autorità nazionale anticorruzione ha registrato un numero raddoppiato di segnalazioni inviate alla propria piattaforma, anche se non tutte rientrano nella fattispecie propria del whistleblowing. Non aumentano, invece, quelle inoltrate dal lavoratore all’ente di appartenenza e il motivo è da ricercare nell’evidente timore di ritorsioni. L’introduzione di un sistema premiale, da corrispondere al segnalante dopo che l’amministrazione ha recuperato il danno economico arrecato dalla condotta illecita, potrebbe favorire l’emersione di un maggior numero di reati contro il patrimonio o agire, in ogni caso, da deterrente per il timore di essere denunciati.

Nel 2018, il 79% delle Amministrazioni ha dichiarato di non aver rilevato alcun evento corruttivo (era l’84% nel 2017); solo il 3% riscontra anomalìe nell’acquisizione e progressione del personale (concorsi) e l’8% nell’affidamento di lavori, servizi e forniture (appalti).

Nel campione osservato, il monitoraggio ha evidenziato 3.656 procedimenti disciplinari per violazioni del codice di comportamento (circa 1 ogni mille dipendenti), 903 segnalazioni di responsabilità disciplinari o penali nei confronti di dipendenti che hanno preso parte ad eventi corruttivi (0,5 per mille), 2.543 procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti e 1.036 sanzioni comminate (di cui 252 licenziamenti, in aumento rispetto all’anno precedente).

Il quadro generale che emerge dall’analisi delle Relazioni annuali non mostra miglioramenti rispetto al 2017. Ciò impone a tutti gli attori in gioco, di non abbassare la guardia nell’adozione di misure di prevenzione e repressione della corruzione nella pubblica amministrazione, per combattere questa piaga che limita le potenzialità di sviluppo dell’economia e la possibilità per i cittadini di usufruire di servizi pubblici efficienti.

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logo_excelProspetti riepilogativi annuali 2014-2018