di Franco Mostacci
Per le borse di tutto il mondo il 2018 è stato un anno da dimenticare, con perdite a due cifre per le principali piazze, ad eccezione degli Stati Uniti, in cui comunque il Dow Jones lascia sul campo una diminuzione del 6%.
Peggio di tutti è andata alla Cina (Shanghai -24,59%) e a seguire Germania (Dax -18,26%), Corea ( Kospi -17,28%) e Italia (Ftse Mib -16,15%).
Se in molti casi sono stati annullati i guadagni realizzati nel 2017, il confronto a 3 anni mostra un rendimento di medio termine positivo di oltre il 30% per gli Stati Uniti.
Se anche nel 2019 continuerà a sgonfiarsi la bolla del mercato azionario americano, che in genere traina gli altri, i guai potrebbero non essere finiti per tutti.
Rispetto a 3 anni fa presentano una leggera crescita Regno Unito, Giappone e Corea, si mantengono stabili Germania e Francia, mentre perdono Cina, Italia e Spagna.
Andamento sui principali mercati azionari – 2018 (variazioni percentuali)
Fonte: Investing.com
A fine 2018 la capitalizzazione complessiva dei 40 titoli di Piazza Affari che formano il Ftse Mib è di circa 415 miliardi di euro, avendo perso in un anno circa 75 miliardi.
Andamento e capitalizzazione dei titoli del Ftse Mib – 2018 (euro e variazioni percentuali)
Fonte: Investing.com
Il titolo maggiormente in diminuzione è Azimut Holding (-40,33%), una società che si occupa di consulenza e gestione patrimoniale.
Ma i danni maggiori li hanno subiti i due colossi bancari Intesa San Paolo (-29,96%) e Unicredit (-36,50%) che hanno visto ridurre di 27 miliardi complessivi la loro capitalizzazione.
Non è andata bene anche ad Atlantia (-31,34%), la società che controlla – tra le altre – Autostrade per l’Italia.
Male anche STMicroelectronics (-32,80%), un’azienda italo-francese che produce componenti elettronici a semiconduttore, che però ha visto quasi raddoppiare nel triennio la propria capitalizzazione e Telecom Italia (-32,92%), sul cui risultato hanno sicuramente influito le vicende sul controllo societario e la nomina dei vertici.
Nonostante il clima sfavorevole alcune società sono riuscite ad aumentare il valore dei propri titoli e nell’ordine di incremento della capitalizzazione sono Campari, Poste italiane, Moncler, Juventus, Amplifon, Terna, Fineco Bank, A2A e UnipolSai Assicurazioni.
Il confronto triennale è particolarmente impietoso per Banco Bpm (-79,29%) e Pirelli (-62,53%). Le azioni della Fiat Fca, pur in flessione nel 2018 del 14,94% anche a causa della scomparsa di Sergio Marchionne nel luglio scorso, possono comunque vantare un +48,16% nel triennio.