di Franco Mostacci e Rocco Tritto
pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 29 agosto 2018
Da domani, per la prima volta, l’ultranovantenne Istat sarà privo di rappresentante legale, compito che da sempre la legge affida al presidente dell’ente.
Alla mezzanotte di oggi, infatti, Giorgio Alleva, approdato il 15 luglio 2014, non senza polemiche, al vertice dell’Istituto di statistica per volere del governo Renzi, decadrà sia dall’incarico di presidente che di legale rappresentante, avendo improrogabilmente esaurito non solo il mandato quadriennale ma anche il termine di prorogatio di quarantacinque giorni, previsto dall’art. 3 della legge n. 444/1994, durante i quali, però, lo stesso presidente può adottare soltanto provvedimenti di ordinaria amministrazione, o atti urgenti e indifferibili – debitamente motivati – a pena di nullità.
Si tratta di una situazione paradossale, interamente ascrivibile al governo in carica, che solo il 27 luglio scorso si è ricordato di indire una call pubblica tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale, interessati a ricoprire la prestigiosa carica che, tra l’altro, prevede un compenso di 240mila euro annui.
Il termine per la presentazione della manifestazione di interesse è scaduto alle ore 23.59 del 16 agosto scorso e, ad oggi, il governo non ha fatto alcuna scelta che, comunque, quando verrà formalizzata, non sarà immediatamente esecutiva, necessitando del parere favorevole da parte dei due terzi dei componenti della commissione affari costituzionali sia della Camera che del Senato, come previsto dall’articolo 5 della legge 196/2009 e di un successivo decreto da parte del Presidente della Repubblica.
Tali adempimenti non potranno certamente compiersi nelle prossime ore, con la conseguenza che, decaduto Giorgio Alleva, spetterà al presidente del consiglio nominare un commissario, per il quale non sono richieste particolari formalità, che dovrebbe restare in carica sino alla nomina del nuovo vertice dell’ente di Via Balbo, azzerando contestualmente anche il Consiglio d’Istituto. Non è, tuttavia, da escludere l’ipotesi, che risulterebbe alquanto paradossale, che fosse lo stesso Alleva a svolgere il ruolo di commissario dell’Istat, in attesa che si dipani la matassa della nomina del suo successore.
Alleva, intanto, il 6 agosto scorso, dopo essere stato ricevuto al Quirinale dal Presidente Mattarella, ha trasmesso al personale dell’ente una lunga lettera di commiato, elencando i risultati della sua gestione e facendo, così, supporre di non aver partecipato alla call governativa.
Una vicenda – quella della mancata nomina del presidente dell’Istat – tutt’altro che trascurabile, considerando gli importanti appuntamenti nell’agenda economica di settembre. La revisione del Pil 2017 e conseguente aggiornamento delle stime per l’anno in corso, prevista per il prossimo 21 settembre, rappresenta, infatti, il punto di partenza della Nota di Aggiornamento al Def, che di lì a pochi giorni, verrà presentata dal governo e sulla quale si stanno accendendo anche i riflettori delle agenzie di rating.
Ai fini dell’autonomia, indipendenza e autorevolezza della statistica pubblica, avere un presidente dell’Istat nella pienezza dei suoi poteri è ben diverso da un eventuale commissario di nomina governativa, che dovrà recarsi in audizione al Parlamento per dare un giudizio sulla prossima manovra di bilancio, che, tra vincoli e promesse, si preannuncia alquanto complessa.