di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
Gli ultimi dati sul lavoro hanno inevitabilmente riacceso le polemiche. Chi ha governato negli ultimi cinque anni rivendica di aver riportato l’occupazione ai livelli pre-crisi grazie al Job Act, venendo, però, criticato da chi sostiene che il precariato stia prendendo il sopravvento sulle posizioni lavorative stabili e che il numero di ore lavorate sia ancora in flessione.
La duplice lettura è resa possibile dalle caratteristiche dell’indagine campionaria Istat sulle ‘Forze di lavoro’, in cui la definizione di occupato (basta svolgere almeno un’ora di lavoro nella settimana di riferimento), pur rispondendo ad esigenze di comparabilità internazionale, presta spesso il fianco alle critiche dei commentatori.
Le informazioni sull’occupazione in Italia possono essere ricavate anche dai Conti nazionali, che offrono il vantaggio della coerenza con il quadro macroeconomico generale, includendo anche la stima del lavoro irregolare.
In particolare, è possibile misurare l’ammontare delle unità di lavoro annue a tempo pieno (Ula), che si ottengono dividendo il numero di ore lavorate per quelle previste dal contratto collettivo di riferimento.
Un lavoratore in servizio dal 1° gennaio al 31 dicembre è considerato una unità, mentre un dipendente occupato part-time conterà per una frazione (se lavora 6 mesi, varrà 0,5 Ula).
L’andamento delle Ula tiene conto implicitamente delle varie tipologie di lavoro atipico e fornisce risposte più precise per la valutazione delle politiche di intervento sul mondo del lavoro, rispetto a quanto si riesce a desumere considerando gli occupati.
Nel 2008, si contavano 25,3 milioni di occupati e 25 milioni di Ula. Dopo la crisi economica, nel 2017 gli occupati sono risaliti a 25,1 milioni, ma le Ula ancora non raggiungono i 24 milioni (ne manca, quindi, all’appello più di un milione).
Rispetto al 2008, i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 630 mila unità, di cui la metà persi nell’industria e nelle costruzioni (più del 20%). Tra i lavoratori dipendenti, invece, se ne contano 430 mila in meno, con un travaso da industria e costruzioni (-900 mila) verso i servizi (+440 mila) e agricoltura (+30 mila). La componente irregolare ha, invece, prosperato sulla crisi, visto che i lavoratori ‘in nero’ sono aumentati al 2015 di 100 mila unità.
I dati più aggiornati mostrano un aumento di 34 mila occupati nel primo trimestre 2018, ma una diminuzione di 7 mila Ula.
Nella seconda metà degli anni ’90, il rapporto tra occupati e Ula era di 1,03, per effetto del lavoro straordinario o di più posizioni lavorative in capo a un singolo individuo. Nei primi anni del secolo, il rapporto ha raggiunto l’equilibrio, ma dalla seconda metà del 2007 la tendenza si è invertita. Sono sempre meno i lavoratori che possono vantare un’occupazione a tempo pieno, con uno scarto ormai prossimo al 5%.
Tra gli indipendenti, che rappresentano il 29% del totale dei lavoratori, si è scesi da 1,21 a 1,17; mentre tra i dipendenti (il 71% del totale), si è passati da 0,96 a 0,89.
L’andamento del rapporto occupati/Ula riflette anche le variazioni nella composizione per branca di produzione. I lavoratori del settore dei servizi sono il 73% del totale (erano il 65% nel 1995), mentre si sono ridotte le quote di industria (16%), costruzioni (6%) e agricoltura (5%).
Tra i lavoratori dipendenti, il calo complessivo del rapporto occupati/Ula è dovuto essenzialmente ai servizi e, più in particolare, al commercio e alle attività professionali, mentre sono in recupero negli ultimi anni l’industria e le costruzioni (meno occupati che lavorano di più).
E’ molta la strada da fare per raggiungere un nuovo equilibrio nel mondo del lavoro, restituendo dignità ai molti lavoratori che in questi anni di crisi l’hanno perduta, non escludendo la possibilità di ridurre il numero di ore contrattuali (almeno in alcuni settori), per accrescere – a parità di ore complessive lavorate – l’ammontare delle unità stabilmente a tempo pieno.
Occupati e Unità di lavoro annue (Ula) in Italia – 1995-2018 (valori in migliaia, dati destagionalizzati)
Fonte: Istat, conti economici trimestrali
Rapporto tra lavoratori dipendenti occupati e Unità di lavoro annue (Ula) per branca di attività in Italia – 1995-2018 (valori percentuali, dati destagionalizzati)
Fonte: Istat, conti economici trimestrali