di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
L’articolo è stato pubblicato sul Fatto Quotidiano del 13 settembre 2017
Il Presidente del Consiglio Gentiloni, il 9 settembre scorso, a Bari, nel suo discorso di apertura della 81^ Fiera del Levante ha dichiarato che “dal 2008 al 2013 si sono persi un milione e 90 mila posti di lavoro. E oltre 900 mila sono stati recuperati negli ultimi tre anni”.
Non è chiaro cosa intendesse per ‘posti di lavoro’, visto che una persona può averne più di uno se ha una doppia occupazione o anche meno di uno se lavora a tempo parziale o per una porzione di anno, ma il messaggio che ha voluto trasmettere è che sostanzialmente si è tornati ai livelli occupazionali pre-crisi.
Le cose, però, non stanno così. Per effettuare un confronto che abbia senso, si deve fare riferimento alle unità di lavoro totali a tempo pieno, stimate nei Conti economici nazionali dell’Istat.
Nel 2008, le unità di lavoro erano 25,023 milioni e si sono ridotte a 23,250 milioni nel 2013, con una perdita di 1,773 milioni. Poiché nel 2016 erano 23,859 milioni, il recupero nell’ultimo triennio è stato di 610 mila unità di lavoro.
Nel periodo 2008-2016, il bilancio è stato particolarmente pesante per l’industria in senso stretto (-755 mila unità) e per le costruzioni (-464 mila unità), quasi stabile è rimasta l’agricoltura (-38 mila unità), mentre in leggera crescita risulta il terziario (+94 mila unità), con segnali contrastanti che vanno dalla crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (+192 mila unità), dei servizi di alloggio e ristorazione (+101 mila unità) e di quelli alla persona (+94 mila), alla diminuzione del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-219 mila unità) e della pubblica amministrazione (-74 mila unità).
Unità di lavoro totali in Italia (media annua in migliaia)
Fonte: Istat, Conti economici nazionali