di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
Gli enti di ricerca hanno pubblicato sul loro sito internet, entro il termine del 17 gennaio scorso, la relazione annuale 2016 sulle attività di prevenzione della corruzione.
Si tratta del terzo esercizio di compilazione del modello predisposto dall’Anac dopo quelli delle annualità 2014 e 2015, di cui ci siamo occupati in passato.
A dir la verità, non tutti hanno fatto i compiti a casa, essendo state pubblicate finora le relazioni 2016 di 15 enti di ricerca su 20. Mancano ancora all’appello Isfol, Indam e Museo Fermi, oltre ai recidivi IIsg e Invalsi.
Mentre aumenta il numero di enti che effettua un monitoraggio sulla sostenibilità delle misure adottate, diminuisce quello di coloro che hanno adottato misure ulteriori rispetto a quelle obbligatorie, hanno informatizzato il flusso di pubblicazione, hanno effettuato una specifica formazione sulla prevenzione della corruzione, hanno monitorato situazioni di inconferibilità e incompatibilità, hanno adottato una procedura per il conferimento di incarichi.
Le richieste di accesso civico nel 2016 sono raddoppiate, ma sulle 50 totali ben 35 sono state recapitate all’Inaf.
L’Istituto superiore di sanità e la Stazione Zoologica di Napoli sono gli unici enti che non hanno ancora approvato il codice di comportamento dei dipendenti, mentre sulla segnalazione di illeciti da parte di coloro che osservano stranezze sul luogo di lavoro (whistleblowing), sale a 12 il numero di amministrazioni che dichiara di aver adottato una procedura, anche se sono ancora in molte ad affidarsi alla posta elettronica, che non tutela a pieno l’anonimato del segnalante. Non è un caso se le denunce continuano ad essere in numero esiguo: 6 all’Ispra, 4 all’Istat e 1 al Cnr (11 in totale, 7 in meno rispetto al 2015).
In calo anche il numero complessivo di violazioni del codice di comportamento (21) e relativi procedimenti disciplinari (20), come pure si riducono a 3 le segnalazioni che prefigurano responsabilità disciplinari o penali legate ad eventi corruttivi e sono praticamente scomparsi i procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti (si registra un solo caso all’Enea).
Il monitoraggio mostra che, a fronte di una minore attenzione sulle attività di prevenzione della corruzione messe in atto dagli enti di ricerca, si contrappone una riduzione dell’accertamento di violazioni.
Si ha, quindi, l’impressione che, con il passare del tempo, più che una maggiore virtù, stia venendo meno l’iniziale spinta di cambiamento originata dalla legge 190/2012, senza che si sia modificato in misura sostanziale l’approccio culturale nei confronti della piaga della corruzione nella pubblica amministrazione.
Monitoraggio relazione anticorruzione negli enti di ricerca(*) 2014-2016 (unità di personale, numero di casi o numero di enti se non specificato)
(*) Per le situazioni già note (compreso il personale) per Isfol, Indam e Museo Fermi sono stati utilizzati per il 2016 i dati 2015