Le previsioni finali per il 2016, un anno pieno di incertezze

di Franco Mostacci

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Sono state rese note da Eurostat le previsioni finali per l’anno 2016, trasmesse il 30 settembre scorso dagli istituti nazionali di statistica, nell’ambito della procedura sui deficit eccessivi.

Nell’Eurozona il Pil dovrebbe crescere quest’anno del 2,8% in termini nominali, in flessione rispetto al 3,2% dello scorso anno.  Sul risultato influisce la crescita ‘drogata’ dell’Irlanda, il cui Pil nel 2015 era aumentato del 32% (+26,3% in termini reali), per il trasferimento di residenza fiscale da parte di alcune importanti multinazionali, il cui reddito viene poi ritrasferito nei Paesi d’origine. L’Italia, con +1,8% ha la peggiore performance per il 2016, fatta eccezione per la Grecia.

Si consolida il saldo primario positivo di 46 miliardi di euro, dovuti soprattutto all’accorta politica fiscale di Germania e Italia.

La spesa per interessi si riduce del 5% ed è ora pari al 2,2% del Pil, grazie alla politica espansiva della Bce che ha causato il congelamento dei tassi sui titoli di Stato a livelli prossimi o perfino inferiori a zero per i paesi più virtuosi. Con 66 miliardi di euro di spesa per interessi l’Italia paga il prezzo più alto, anche in considerazione dell’elevato debito pubblico. Il tasso di interesse implicito sullo stock di debito accumulato alla fine del 2015 è sceso al 2,4% per l’Eurozona, con oscillazioni tra il 2% per la Germania e il 3,1% per l’Italia, un differenziale che ci costa circa 24 miliardi di euro l’anno (quasi l’equivalente della manovra finanziaria per il 2017).

Anche l‘indebitamento continua a ridursi sia in termini assoluti (oltre 24 miliardi di euro) sia in rapporto al Pil, passando a -1,8% da -2,1% del 2015. Solo Spagna (-4,6%) e Francia (-3,3%) continuano a superare la fatidica soglia del -3%, avendo strappato la concessione di un percorso di rientro più morbido, che facilita politiche fiscali maggiormente espansive.

Il raccordo disavanzo/debito è positivo per 42 miliardi di euro, grazie soprattutto a Francia e Spagna (per le quali converrà comunque attendere conferma con i primi consuntivi). L’Italia ha il peggior apporto negativo di flussi finanziari (-7 miliardi di euro), dovuti anche al pagamento di swap per i contratti derivati sui titoli di Stato.

Il debito pubblico dell’Eurozona dovrebbe aumentare nel 2016 di circa 150 miliardi di euro, superando i 9.800 miliardi di euro. Rispetto al Pil si ha, però, una contrazione dal 92,6% al 91,4%, in gran parte per la riduzione di 3 punti percentuali realizzata in Germania. In Italia, invece, il debito pubblico continua a crescere sia in termini assoluti (+48 miliardi di euro) che relativi (da 132,4% a 132,8%), al penultimo posto prima della Grecia.

I conti pubblici dell’Eurozona mostrano per il 2016 segnali positivi di consolidamento dopo gli anni bui della crisi economica, con margini di miglioramento che sono, tuttavia, inferiori al previsto e con intensità diverse che aumentano le disuguaglianze tra i Paesi.

Pil (nominale) e principali aggregati di finanza pubblica – Principali Paesi dell’Euroarea – anno 20162016_notifica_setFonte: elaborazioni su dati Eurostat