di Franco Mostacci
pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 24 settembre 2016
A una settimana dalla presentazione della Nota di aggiornamento al Def, l’Istat rimescola le carte dei conti economici nazionali.
Se fino a ieri eravamo convinti che nel 2014 fossimo ancora in recessione (-0,3%), ora sappiamo che, in realtà, nel primo anno dell’era Renzi, il Pil è più alto di 8,5 miliardi di euro in termini nominali, grazie soprattutto alla variazione delle scorte di magazzino.
La rivalutazione ha comportato una crescita reale dello 0,1%, che resta comunque ben lontana dall’1% dell’Eurozona.
Anche per il 2015 il Pil ai prezzi di mercato è più alto di 6 miliardi di euro rispetto alla stima precedente, con una variazione che si riduce leggermente da +0,8% precedentemente comunicato, a +0.7%.
Ma ciò che è più interessante è la modifica nella composizione della crescita dello scorso anno, che ora appare trainata dalla domanda interna (+1% nel 2015, di cui 0,8% di consumi e 0,2% di investimenti) e frenata da quella estera (-0,4%), mentre prima era in gran parte spiegata dall’aumento delle scorte di magazzino. Un miglioramento qualitativo non di poco conto.
Lo scenario è, pertanto, profondamente mutato e le diverse considerazioni sullo stato di salute dell’economia italiana, fatte fino a ieri sulla base dei dati pubblicati lo scorso marzo dall’Istat, alla luce dei nuovi numeri possono essere tranquillamente cestinate.
A beneficiare della revisione è anche il rapporto debito pubblico/Pil che si riduce in un sol colpo di mezzo punto percentuale, da 132,7% a 132,2%, facendo tirare al Governo un piccolo sospiro di sollievo, in vista delle battaglie sulla flessibilità nei conti pubblici da combattere in Europa.
Anche questi numeri non sono, però, definitivi e la situazione potrebbe, quindi, evolvere nuovamente a marzo 2017, quando sarà reso noto dall’Istat il primo consuntivo per il 2016.
Secondo alcuni commentatori le correzioni apportate al 2014 e 2015 non dovrebbero influire sull’andamento dell’anno in corso che potrebbe chiudersi con una crescita moderata.
Resta il fatto che, dati i livelli del Pil dei primi due trimestri resi noti dall’Istat il 2 settembre scorso, la variazione acquisita per il 2016 – per effetto della rivalutazione effettuata sul 2015 – è passata da +0,7% a +0,2%.
A questo punto, però, non è semplice capire a cosa si andrà incontro da qui alla fine dell’anno , se non attendendo i prossimi sviluppi.