di Franco Mostacci
La domanda interna, su cui si poggiano le speranze di ripresa della crescita economica, è generata in gran parte dalle famiglie e dipende essenzialmente da due fattori: il reddito lordo e l’incidenza delle tasse.
Il reddito lordo è formato dai redditi da lavoro, da capitale, dagli assegni pensionistici e dagli altri trasferimenti ricevuti dalle famiglie. Tolte le tasse resta il reddito disponibile che può essere destinato al consumo o al risparmio/investimento.
Nel 2015, in Italia il reddito lordo pro capite è stato di 25.756 euro. Ogni individuo ha poi pagato 7.483 euro di tasse e contributi e 1.666 euro di Iva[1], per un totale di 9.148 euro, il 36% del reddito lordo. Il reddito disponibile è stato, quindi di 16.608 euro (circa 1.400 euro al mese).
Tra il 1995 e il 2008 (figura 1) il reddito lordo pro capite degli italiani è cresciuto da poco più di 15 mila euro a oltre 26 mila euro. Dopo la crisi finanziaria che ha generato la grande recessione, il reddito lordo pro capite ha subìto una battuta d’arresto dalla quale non si è ancora ripreso.
L’incidenza delle tasse è aumentata di 4 punti percentuali in 20 anni, con un andamento fluttuante. Tra il 1995 e il 2000 (governo Prodi), in piena fase di risanamento dei conti pubblici per poter accedere all’euro, l’imposizione tributaria è aumentata di 2 punti percentuali, per poi riscendere tra il 2001 e il 2004 (governo Berlusconi). Negli ultimi 10 anni si è avuta una crescita pressoché costante della tassazione.
Figura 1 – Redditi lordi pro capite e livello di tassazione in Italia – 1995-2015 (valori in euro e percentuali)
Fonte: elaborazione su dati Istat ed Eurostat – Conti economici istituzionali settore Famiglie e Istituzioni non profit
Il confronto con i principali Paesi dell’Unione europea (tavola 1), mostra una sostanziale spaccatura tra i Paesi dell’Europa continentale e quelli del Mediterraneo, con l’Italia posta in una situazione intermedia.
A un reddito lordo più alto, in Germania supera i 33 mila euro, corrisponde anche un maggior prelievo fiscale che nei Paesi Bassi tocca il 49%.
Si deve anche considerare che una parte delle tasse è restituita ai cittadini sotto forma di trasferimenti sociali in natura (tra cui assistenza sanitaria, medicine, istruzione, ecc.). Nell’Europa continentale i lo Stato sociale è più generoso (nei Paesi Bassi viene restituita quasi la metà di quanto ricevuto in tasse) e riducono di diversi punti percentuali il gap impositivo. Nel caso italiano, in cui sono redistribuiti 3.179 a persona, l’incidenza delle imposte si riduce a 5.702 euro, il 22% del reddito lordo.
Tavola 1 – Redditi lordi pro capite e livello di tassazione nei principali Paesi europei – anno 2014 (valori in euro e percentuali)
Fonte: elaborazione su dati Eurostat – Conti economici istituzionali settore Famiglie e Istituzioni non profit
La seconda parte della tavola ci aiuta a comprendere le principali destinazioni delle imposte nette. Per ciascun cittadino italiano 1.819 euro sono prelevati per compensare lo squilibrio tra le pensioni erogate e i contributi versati, mentre 1.223 euro sono destinati al pagamento degli interessi sul debito pubblico (in entrambi i casi è il dato più alto d’Europa), con i consumi collettivi (servizi generali, difesa, giustizia, ecc.) che assorbono 2.114 euro.
Figura 2 – Variazione reddito lordo pro capite nei principali Paesi europei – 2008-2014 (valori percentuali)
Fonte: elaborazione su dati Eurostat – Conti economici istituzionali settore Famiglie e Istituzioni non profit
La Grande recessione ha provocato una frattura nel reddito lordo pro capite tra Europa continentale e mediterranea . A fronte di un aumento medio europeo del 7% tra il 2008 e il 2014, in Germania è cresciuto del 15,6% e nel Regno Unito del 10,7%. In Italia resta ancora da recuperare il 3,9% rispetto all’inizio della crisi (lo scarto si è ridotto al 2,6% nel 2015).
Figura 3 –Reddito lordo pro capite in Italia e Germania – 1995-2014 (valori in euro)
Fonte: elaborazione su dati Eurostat – Conti economici istituzionali settore Famiglie e Istituzioni non profit
Negli ultimi 20 anni il reddito lordo pro capite di un cittadino tedesco è cresciuto costantemente, mentre quello di un italiano è aumentato a un ritmo maggiore fino al 2008, per poi diminuire. Da una differenza iniziale di 7.600 euro nel 1995, si era scesi a 2.300 euro nel 2007, per giungere ora a 8.300 euro. E’ da notare, però, che mentre in Italia il reddito lordo pro capite è cresciuto del 60% tra il 1995 e il 2014, in Germania l’aumento è stato del 44%.
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[1] Si ipotizza per semplicità che l’intero gettito Iva incassato dallo Stato sia pagato dalle famiglie.