E il FMI inaugura la stagione dei ribassi sulla crescita italiana

di Franco Mostacci

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Per avere un quadro più attendibile di come sta evolvendo l’economia italiana, bisognerà attendere il 12 agosto, quando l’Istat comunicherà la stima preliminare del Pil per il secondo trimestre.

Per il Governo, l’asticella della crescita italiana nel 2016 è fissata a +1,2%, ma le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale non scommettono oltre l’1%, che è quanto si realizzerebbe se nei restanti tre trimestri dell’anno in corso ci fosse una crescita congiunturale dello 0,3%, la stessa che si è avuta nel primo trimestre.

Da allora, però, si sono registrati numerosi segnali di rallentamento dell’economia sia sul fronte interno (consumi e investimenti), sia per quanto riguarda il commercio internazionale.

Una crescita dell’1%, sebbene rappresenti un miglioramento rispetto al +0,8% del 2015, potrebbe creare ulteriori problemi sul fronte dei conti pubblici, soprattutto se il deflatore del Pil dovesse risultare inferiore all’1% previsto.

Se il rapporto debito/Pil non dovesse iniziare a scendere nel 2016 rispetto al 132,7% raggiunto a fine 2015, verrebbero meno le condizioni che hanno indotto le istituzioni europee a concedere una maggiore flessibilità all’Italia e uno slittamento dei termini per il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale.

A fronte di una minore crescita, anche le entrate tributarie e contributive subirebbero una contrazione che, se non fosse compensata da un equivalente taglio della spesa pubblica, causerebbe un maggior deficit rispetto al pronosticato 2,3%, sempre che si realizzi il previsto risparmio di 1,5 miliardi di euro sulla spesa per interessi.

Per ovviare a un maggior disavanzo, il Governo potrebbe intensificare il processo di privatizzazione di società partecipate e proprietà immobiliari, che per quest’anno dovrebbe attestarsi allo 0,5% del Pil, circa 8 miliardi di euro.

Anche per il 2016, insomma, gli obiettivi di politica economica sembrano destinati ad essere ridimensionati in corso d’anno, come potremo leggere alla fine dell’estate nella Nota di aggiornamento al Def.