Al termine della riunione informale del Consiglio europeo del 29 giugno, il premier Renzi – dopo il no di Angela Merkel a una revisione del bail-in, ha dichiarato che “le regole sono state cambiate nel 2003 per fare un favore a Francia e Germania”, che superarono il tetto del 3% deficit/Pil, “e Berlusconi, uomo generoso, glielo consentì”.
Le cose, però, andarono diversamente, a partire dal fatto che allora non ci fu alcuna modifica dei Trattati.
Nei primi anni del secolo, il presidente della Commissione europea era Romano Prodi e il commissario agli affari economici Pedro Solbes, secondo quanto previsto dal Patto di stabilità e crescita, aveva aperto una procedura per deficit eccessivi nei confronti di Francia e Germania.
Successivamente, ritenendo inadeguate le misure di rientro intraprese dai due paesi, inviò una raccomandazione al Consiglio per l’adozione di una decisione formale.
Nella riunione dell’Ecofin del 25 novembre 2003, con Tremonti presidente, fu invece approvato (con il voto contrario di Olanda, Austria, Finlandia e Spagna) un documento che sospendeva la procedura di rientro dal deficit per Francia e Germania, violando di fatto i Trattati.
La decisione causò un forte attrito con la Commissione, che presentò ricorso alla Corte di Giustizia europea.
Secondo quanto riportato all’epoca dal quotidiano La Repubblica, il commissario agli affari economici Solbes dichiarò: “Siamo profondamente rammaricati perché la soluzione adottata dal Consiglio non segue le regole stabilite dal Patto, mentre solo l’applicazione delle regole può garantire un uguale trattamento degli Stati membri”.
Secondo Tremonti, invece, “E’ una soluzione coerente con la cornice del Trattato e del Patto e ci sembra costituisca una soluzione tecnica politica positiva e coerente con i criteri di funzionamento del Patto”.
La Corte di Giustizia europea, con sentenza del 13 luglio 2004, stabilì che “le conclusioni del Consiglio del 25 novembre 2003, adottate nei confronti, rispettivamente, della Repubblica francese e della Repubblica federale di Germania sono annullate in quanto contengono una decisione di sospendere la procedura per i disavanzi eccessivi e una decisione che modifica le raccomandazioni precedentemente adottate dal Consiglio ai sensi dell’art. 104, n. 7, CE”.
Perché il governo Berlusconi si prodigò tanto a favore di Francia e Germania?
Anche in Italia, tra il 2001 e il 2006, il tetto del 3% fu sistematicamente sforato: 2001 -3,4%; 2002 -3,1% ; 2003 -3,4%; 2004 3,6%; 2005 -4,2%; 2006 -3,6% (figura 1).
Solo che, allora, circolavano ben altre cifre ufficiali, come già raccontato dal Foglietto.
Per il 2001, dopo una visita notturna in via Balbo dell’allora Ragioniere generale dello Stato Monorchio, l’Istat fissò inizialmente il rapporto deficit/Pil all’1,4%; nel 2002 il 2,3%, nel 2003 il 2,4% e nel 2004 il 3% (figura 2). Quando nel 2005 si ammise che superava il 4%, la Commissione aprì la procedura di infrazione, che si concluse con il rientro del deficit all’1,5% del Pil con il governo Prodi nel 2007.
Questi i fatti, che non giustificano le recenti affermazioni di Renzi.
L’articolo apparso sul Fatto Quotidiano del 6 luglio 2016
Le precisazioni di Tremonti al FQ e la controreplica del 8 luglio 2016
Figura 1 – Rapporto deficit/Pil secondo il Sec 2010 – Italia, Francia e Germania – 2001-2006
Fonte: Eurostat
Figura 2 – Scomposizione del rapporto deficit/Pil tra prima stima Istat e revisioni successive -Italia, 2001-2006
Fonte: elaborazioni su dati Istat