di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
La segnalazione di illeciti avvenuti all’interno della propria amministrazione da parte di un dipendente pubblico, il cosiddetto whistleblowing non riscuote molto successo in Italia e non fanno eccezione in tal senso gli enti pubblici di ricerca.
Secondo quanto si ricava dalla relazione dei responsabili per la prevenzione della corruzione [1], solo 11 enti di ricerca su 20 (il 55%) hanno attivato una procedura per la raccolta di segnalazioni di illeciti da parte dei propri dipendenti e di questi solo Enea e Asi si sono dotati di un sistema informativo dedicato, con garanzia di anonimato.
Da gennaio 2016, anche l’Istat ha attivato un servizio web di segnalazione illeciti, anche se la tutela della riservatezza del segnalante non appare conforme alle linee guida dell’Anac, considerato che l’anonimato è mantenuto “fino a quando il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione (RPC) non decide di istruire il caso”.
Le altre amministrazioni si limitano a raccogliere le eventuali segnalazioni in modalità cartacea o per posta elettronica, scoraggiando, di fatto, coloro che volessero denunciare illeciti di cui sono stati testimoni.
Eppure, fin dal 2013 il Piano nazionale anticorruzione richiedeva di prevedere, nell’ambito del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione di ciascuna amministrazione, interventi da realizzare con tempestività.
Ma gli enti se la prendono comoda. A titolo di esempio, nel P.T.P.C. 2015-2017 dell’Inaf si legge che “l’Istituto sta predisponendo una piattaforma informatica dedicata al whistleblowing, che permetterà ai dipendenti di segnalare on line, con garanzia di anonimato, un illecito, un ’illegalità o un’irregolarità lesivi dell’interesse pubblico”. Dalla relazione 2015 si apprende, però, che “la procedura resta in attesa di attuazione previa delibera del CDA”.
Non ci si deve allora meravigliare se le segnalazioni pervenute nel 2015 sono solo 18 e concentrate in 3 enti di ricerca (13 all’Ispra, 3 al Cnr, 2 al Crea). Un risultato che sembra scoraggiante.
Una condizione ostativa alla diffusione del whistleblowing è la presenza ingombrante di direttori generali, direttori amministrativi o del personale nel ruolo di responsabile per la prevenzione della corruzione: se ne contano ben 12 su 20.
E’ vero che le linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, emanate lo scorso 6 maggio dall’Authority Anticorruzione prevedono l’invio direttamente all’Anac di segnalazioni che riguardano il responsabile per la prevenzione della corruzione, ma al tempo stesso appare assai improbabile che, in tali casi, l’azione dell’Anac possa essere efficace senza coinvolgere gli organi amministrativi di vertice, anche nel garantire la riservatezza dell’identità del segnalante.
Senza un deciso cambio di rotta sarà ben difficile che nella pubblica amministrazione possa realmente decollare il contrasto dall’interno alla corruzione.
Qualche segnale incoraggiante viene dall’approvazione in prima lettura alla Camera dei Deputati di una proposta di legge sulla tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un lavoro pubblico o privato (prima firmataria, Francesca Businarolo del Movimento 5 Stelle).
Se la segnalazione è effettuata in ‘buona fede’, il dipendente “non può essere sanzionato,demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinata dalla segnalazione”.
Il rafforzamento delle tutele di chi denuncia condotte illecite o abusi di cui è venuto a conoscenza in funzione del proprio rapporto di lavoro, previsto nella legge che ora prosegue il suo iter al Senato, non riuscirà probabilmente a scardinare il sistema del malaffare che, talvolta, alberga nelle pubbliche amministrazioni, ma costituisce, comunque, un passo in avanti verso l’affermazione di una cultura della legalità.
[1]Rispetto alla ricognizione del 28 gennaio scorso le relazioni presenti sono ora 17 su 20, essendosi aggiunte quelle di Area Science Park, Museo Fermi e Stazione Zoologica, mentre rimangono inadempienti Indire, Invalsi e Iisg.