Crescita Pil, l’ottimismo dell’Ufficio di bilancio e dell’Istat tradisce il premier Renzi

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca
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Nel terzo trimestre del 2015, il Pil è aumentato solo dello 0,2% e il quadro economico è ancor più desolante se si considera che il maggior contributo alla crescita deriva dal temporaneo accumulo di scorte (+0,3%) e non dalla debole domanda interna (+0,2%) o da quella estera addirittura negativa (-0,4%).

Svaniscono così le certezze di Barbieri Hermitte, direttore dell’analisi economico-finanziaria del Ministero dell’economia e finanze, che all’uscita della stima preliminare del Pil si diceva sicuro che l’Istat avrebbe rivisto il dato al rialzo a +0,3%.

Un comportamento ancora più imbarazzante appare quello dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’organismo indipendente creato con la modifica costituzionale del 2012 sul pareggio di bilancio. Il 29 settembre scorso aveva validato il quadro macroeconomico programmatico per il 2015 (+0.9%) e il 2016 (+1,6%), dando, di fatto, il via libera sia alla legge di Stabilità sia al documento programmatico di bilancio trasmesso alla Commissione europea.

Dopo aver confermato nell’audizione dinanzi alle commissioni parlamentari l’aumento di +0,9% del Pil, l”Ufficio nei giorni scorsi ha rettificato il tiro: “tenuto conto delle attese per il quarto trimestre, la dinamica dell’attività economica nella media del 2015 potrebbe risultare marginalmente più bassa rispetto alla stima del DPB”. Che tradotto in cifre significa che l’anno in corso si chiuderà a +0,8%, se non di meno.

Il compito più arduo sembra quello di convincere Padoan e Renzi, i quali continuano a mostrarsi convinti che la crescita nel 2015 sarà +0,9%, a questo punto più per puntiglio che per senso della realtà, visto che sull’ultimo mese dell’anno graveranno inevitabilmente gli effetti negativi conseguenti agli attentati terroristici di Parigi.

Non più tardi di martedì sera Renzi ha dichiarato: “Noi abbiamo fatto delle previsioni di crescita dello 0,7 quest’anno … poi visto che le cose andavano un po’ meglio l’Istat ha immaginato di fare 0,9 … forse chiudiamo a 0,8 … non lo so “.

Secondo la ricostruzione, il Governo, nella stesura della Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre, sarebbe stato indotto a forzare la mano dall’ottimismo dell’Istat, che però ha ufficialmente rilasciato la sua previsione di +0,9% solo all’inizio di novembre, salvo poi diffondere qualche giorno dopo i dati sul Pil del terzo trimestre, che indicherebbero, invece, una crescita più moderata.

In che modo l’Istat avrebbe “immaginato di fare 0,9”, comunicandolo al Governo, allo stato appare un mistero, anche perché da via Balbo non è arrivata finora né una conferma né una smentita alle parole del premier.

Senza l’ottimismo (che si sta dimostrando infondato) dell’Ufficio parlamentare di bilancio e di quello asseritamente attribuito all’Istat, oggi – con ogni probabilità – la Legge di stabilità sarebbe ben diversa da quella che si sta discutendo in Parlamento e non rischierebbe di esporre l’Italia a un nuovo sforamento dei conti pubblici.