di Franco Mostacci
pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 22 aprile 2015 (pag. 14)
Il premier Renzi, che è un inguaribile ottimista, il ministro Padoan – che da quando si è trasferito dall’Ocse a via XX settembre pare averne subìto il contagio – e pochi altri sembrano ormai credere alle previsioni del Def.
Nel corso delle audizioni parlamentari di rito, la Corte dei Conti, la Banca d’Italia, l’Istat e l’Ufficio parlamentare di bilancio, forse scottati da quanto accaduto lo scorso anno (crescita prevista del Pil +0,8%, consuntivo -0,4%), hanno tenuto un profilo a dir poco prudente. Le prospettive di crescita e di risanamento dei conti pubblici previste dal Governo, si basano in buona parte su un quadro internazionale favorevole (deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, calo del prezzo del petrolio, diminuzione dei tassi di interesse anche per il Quantitative Easing avviato dalla BCE) che non è detto che duri. “Queste ipotesi – commenta l’UPB – sono soggette a un significativo rischio di revisione in senso sfavorevole”. I tassi di interesse nominali, ora eccezionalmente bassi, potrebbero riprendere a crescere quando gli interventi di politica monetaria inizieranno a produrre i loro effetti sull’inflazione. A sua volta, il saldo primario dovrebbe passare dall’1,6% nel 2014, al 4% nel 2019 per consentire l’azzeramento dell’indebitamento nel 2018, il pareggio di bilancio strutturale nel 2017 e un adeguato ritmo di riduzione del debito pubblico a partire dal 2016. Ma, secondo la Corte dei Conti, “le stime di gettito fiscale indicate nel DEF potrebbero risultare sovradimensionate”. Dal lato delle spese, poi, non sarà facile conseguire risparmi sostanziosi sulle voci aggredibili, considerando anche i tagli da effettuare per scongiurare l’aumento dell’Iva previsto a partire dal 2016. Sorte non migliore è toccata al “tesoretto” da 1,6 miliardi di euro per il bonus che il Governo vorrebbe distribuire, presumibilmente in coincidenza con la imminente tornata elettorale. “E’ prematuro in questa fase dell’anno pensare di utilizzare risorse reputandole già acquisite” – ha commentato l’UPB. E, secondo la Banca d’Italia, va “utilizzato per accelerare il riequilibrio della finanza pubblica”. Tutto questo in attesa di conoscere, nei prossimi giorni, le valutazioni della Commissione europea sul Programma nazionale di riforma.